metafisica dell'arkitettura

“è”’essere e?´??? “è” senzaperché l’evento l’event’essere nel nulla dell’evento eventux dell’evento’eventux. L’evento senzaperché l’esserne nihilx. Il nihilx “è evento” è esserne È L’evento nel nulla è l’eventità esserEvento“è”eventO È senzaperché nihilx vi è nulla al di fuori di essa, solo se tutto l’ente è eternamente separato dal niente. Solo quando il niente è inteso come contrapposizione ad una “certa parte” dell’ente, e non come nulla assoluto, il nulla si pone come un t?, appartenendo esso stesso alla totalità dell’ente. Ponendo la possibilità di un niente relativo che non è l’opposto dell’ente, ma l’altro dell’ente, anch’esso quindi un ente, Platone fonda i presupposti del pensiero nichilistico. Infatti, da Plotino ad Heidegger l’Occidente userà il concetto di nulla relativo per individuare la differenza tra essere ed ente: l’essere è il nulla, perché è l’altro dell’ente.



NIHIL POiESIx SENTIERO Nihilpoíesis POESIAdell’essere nihildell’essere col nulla. Il pensiero occidentale, prima che raggiunga la sua piena trasparenza nel pensiero di Leopardi, non affermerà mai direttamente l’identificazione dell’essere con il suo opposto, eppure questa identificazione scorre sotterraneamente lungo tutta la storia dell’Occidente. Concetti quali divenire, nichilismo, tecnica, poíesis, volontà di potenza, hýbris, arte, poesia, sono l’inconscia espressione di questa folle identità.
La storia dell’Occidente è la storia dell’inoltrarsi del pensiero lungo il sentiero della notte, indicato per la prima volta da Parmenide, e che egli stesso mostrava come impossibile ed impraticabile. Eppure, è proprio questo sentiero della notte l’unico sentiero che l’Occidente ha percorso.
Il culmine di questo sentiero è la nostra epoca, quella che vede nella tecnica la nuova matrice dell’esistenza dell’uomo. Se in tutta la storia dell’Occidente il divenire annientante delle cose è stato sempre contrapposto all’epistéme dell’essere eterno e trascendente, che come tale sta al di là del divenire, con il compimento della storia dell’Occidente, l’eterno deve inesorabilmente tramontare, in quanto rende impossibile l’evidenza del divenire nichilistico, quell’evidenza che è già presente quando l’Occidente fonda l’epistéme dell’eterno, ma, appunto, in lotta con quest’ultimo. La storia dell’Occidente è dunque la storia della dialettica tra l’eterno e il divenire, dialettica che, però, deve tramontare, perché il divenire sia l’unica verità. La tecnica compie questo tramonto, perché aderisce completamente alla tendenza annientante del divenire nichilistico, è esso stesso divenire. La sua struttura è ipotetica in quanto tale, ed è solo per questa sua capacità di non radicarsi su un fondamento stabile, che permette alla tecnica di dominare tutto l’essente. Sciolto da qualsiasi legame la tecnica diventa la struttura che più si può adattare ai continui mutamenti del divenire, di quel divenire che per tutta la storia dell’Occidente rimane l’evidenza assoluta della realtà. Ma perché la tecnica diventi l’espressione più coerente del divenire, gli immutabili della metafisica debbono tramontare, Dio stesso deve morire.
Questa continua ed inesorabile purificazione del divenire dall’eterno trascendente la troviamo compiutamente espressa nella storia del concetto della poíesis, quale fondamento stesso dell’arte. La poíesis indica il produrre in quanto tale, il portare fuori qualcosa nell’apparire. All’inizio della storia dell’Occidente la poíesis è possibile solo perché si fonda su un sapere mimetico, che ha il suo fondamento nella verità immutabile dell’essere, come le idee platoniche. Lungo la storia dell’Occidente la poíesis ha dunque un referente ultimo che è la verità immutabile, ma questa verità deve al termine di questo sentiero tramontare. Ma con questo tramonto la poíesis, perdendo il suo referente ultimo, deve aderire esclusivamente al divenire nichilistico, diventare essa stessa divenire nichilistico “senza perché” e senza una meta ultima. Ed è solo per questa sua completa aderenza al divenire nichilistico che si è reso possibile qualcosa come l’arte contemporanea, che appunto ha sgretolato i principi millenari dell’arte. L’hegeliana «morte dell’arte» può essere intesa come lo scioglimento del produrre artistico dal referente eterno ed immutabile su cui tale produrre si era sempre fondato.
La grandezza dell’arte sta nella sua capacità di cogliere la tendenza fondamentale delle epoche e di mostrarla nella sua opera. Al di là di qualsiasi riduzione dell’arte a qualcosa di meramente ludico e frivolo, essa è uno degli occhi privilegianti dove l’essenziale viene colto e mostrato. In particolare, Severino mostra come l’opera poetica di Eschilo e Leopardi non si riduce ad opera prettamente letteraria, ma in essa si esprime la profondità di tutto il pensiero occidentale, dal suo inizio fino al suo compimento. L’opera di Eschilo e Leopardi è opera eminentemente pensante, il suo essere poetante è un tutt’uno col suo essere pensante.
L’intento dell’interpretazione di Severino è quella di far emergere dall’opera poetica di questi due autori la profondità filosofica del loro pensiero. Ebbene, questa interpretazione mostra che il pensiero-poetante di Eschilo e Leopardi stanno rispettivamente all’inizio e al termine di tutta la storia del pensiero nichilista dell’Occidente. Ma non nel senso che ne sono i “cantori”. Nella loro opera pensante cioè non è semplicemente mostrato quello che è già “semplicemente presente”, e che viene ridetto nel linguaggio della poesia, bensì la loro opera anticipa ciò che sarà la storia dell’Occidente, guardano e mostrano sino in fondo il sentiero della notte che l’Occidente è destinato a percorrere fino al suo compimento. Anticipando il senso di questo sentiero che l’Occidente è destinato a percorrere, essi in un certo qual modo fondano il senso di questo percorso. In particolare: da una parte, Eschilo mostra il senso che l’epistéme ha per tutta la storia dell’Occidente; dall’altra, Leopardi mostra che la stessa epistéme è destinata a tramontare, anticipando il significato essenziale della tecnica della nostra epoca.
Eschilo per primo mostra il senso dell’epistéme, perché coglie il rapporto essenziale che lega originariamente il senso dell’eterno con il senso del divenire. Quindi, Eschilo mostra il significato essenziale che l’epistéme e il divenire avranno per tutto l’Occidente. A partire dal pensiero greco il divenire è inteso come annientamento, distruzione non reversibile dell’essente, ma anche la stessa provenienza dell’essente viene pensata come nulla, come novità assoluta. Partendo da questa evidenza, Eschilo per primo pensa l’ epistéme come “rimedio” contro la “malattia” annientante del divenire. Con Eschilo sorge la dialettica tra divenire ed eterno, intesa nella sua essenza come dialettica tra malattia e rimedio. Infatti, nell’opera di Eschilo l’evidenza dell’annientamento dell’essente nella sua unicità viene contrapposta al sapere epistemico del principio del Tutto (Zeus) che è «sempre salvo», e che solo può liberare il mortale dal dolore dell’annientamento. Questa liberazione, però, non significa il toglimento del senso nichilistico del divenire, che rimane l’evidenza suprema dell’Occidente, ma significa che solo sapendo che l’essenza di ogni cosa è «sempre salva» nel principio del Tutto, il mortale può liberarsi con verità dal dolore. Sapendo che la propria essenza è sempre salva nel principio del Tutto, il mortale può scacciare con verità il dolore del divenire, ma l’essenza sempre salva non è per Eschilo l’interezza dell’uomo, bensì solo quella parte che appunto appartiene al principio del Tutto: quell’essenza che l’Occidente chiamerà con la parola “anima”. Ma al di là di quest’essenza Eschilo sa che tutte le cose sono destinate ad essere annientate. Sa che il principio del Tutto non può salvare il mortale nella sua interezza dall’annientamento del divenire, ma solo quella parte che proviene e ritorna nel principio eterno del Tutto.
Ma se Eschilo inaugura la dialettica tra malattia e rimedio, Leopardi fa un passo ulteriore, mostrando il carattere illusorio dell’epistéme, mostrando in sostanza che anche l’essenza di ogni cosa è destinata ad essere annientata. Con Leopardi il divenire annientante diventa l’unica verità eterna dell’essente nella sua totalità. Ogni cosa proviene e ritorna nel nulla. Nessun principio regola il divenire dell’essente. Con Leopardi l’Occidente raggiunge il suo compimento, che si mostra come il tramonto degli immutabili della metafisica e della corrispondente dialettica tra l’eterno e il divenire nichilistico, il quale permane come unica verità dell’essente nella sua totalità. La tecnica che nel pensiero di Eschilo è più debole della Necessità del Tutto, con il compimento della storia dell’Occidente, diventa la struttura più potente, in quanto l’unica che riesce ad essere veramente coerente con il divenire nichilistico. Leopardi, cogliendo l’essenza nichilistica di tutto l’essente, diventa, oltre al primo vero nichilista dell’Occidente, ancor prima del pensiero di Nietzsche, anche il primo pensatore della tecnica odierna. Con Leopardi l’unico rimedio che può contrapporsi al nulla non può essere più la verità eterna del Tutto, ma l’illusione della poesia: il profumo della ginestra. Le illusioni della poesia, dell’opera del genio, non appartengono alla struttura immutabile della verità epistemica, esse sono equiparabili al profumo certamente vivificante della ginestra, che si diffonde sul deserto del divenire annientante, ma allo stesso modo appartengono al deserto, alla mortalità di tutte le cose. Nella dimensione piena del nichilismo non vi è più salvezza, ogni cosa è destinata inesorabilmente ad essere annientata.
Ma quando il pensiero Occidentale con Leopardi raggiunge la sua più piena trasparenza, nel senso appunto che per la prima volta viene affermato ciò che l’Occidente custodisce nel proprio inconscio, ossia l’essere nulla da parte dell’essente, si mostra la follia di questo pensiero, quello appunto che sta nell’identificare gli assolutamente opposti: l’essere e il nulla.
Se però questa identità tra l’essere e il nulla, che lungo tutta la storia del pensiero occidentale rimane il fondamento mai mostrato pienamente prima di Leopardi, d’altra parte, l’Occidente e con esso lo stesso Leopardi non coglie la follia insita in questa identità e nel conseguente divenire nichilistico. Nel senso che la follia dell’Occidente non viene pensata come follia, ma come la verità evidente dell’essente diveniente.
Ma una volta colta pienamente la follia del pensiero occidentale che si è inoltrato già dalla sua origine lungo il sentiero della notte, è possibile ritornare al bivio indicato da Parmenide e inoltrarsi lungo il sentiero del giorno, il sentiero che dice che l’essere è e non è il non essere?
Per Severino questo sentiero è l’unico che in verità può essere percorso, in quanto, appunto, il sentiero della notte è il sentiero della follia, di ciò che non può essere in alcun modo, il sentiero in cui il nulla può essere predicato solo del nulla. Questo significa che il sentiero della notte è in verità l’errata interpretazione del sentiero del giorno: questa interpretazione è lo stesso Occidente.
Se, dunque, l’unico sentiero che da sempre l’uomo necessariamente percorre è quello del giorno, allora al di sotto dell’inconscio dell’Occidente, si scorge la verità eterna dell’essere: l’inconscio di questo inconscio.
Nel sentiero del giorno indicato da Parmenide l’essere è eternamente identico a se stesso, solo perché si oppone eternamente al nulla. Ma, il punto essenziale del pensiero di Severino che va oltre Parmenide, è che l’essere eternamente se stesso non è l’essere svuotato della molteplicità diveniente, ma è la totalità dell’essere: tutte le positività che come tali si oppongono al nulla. Dunque, l’essere eterno ed eternamente se stesso è la totalità dell’essente, dall’infimo granello di sabbia alla volta celeste, tutto è eterno, ed eternamente identico a se stesso: questo è per Severino l’autentico contenuto dell’epistéme.
Se questo è il punto di partenza del pensiero dell’essere di Severino, l’ultima sezione di questo lavoro propone in via del tutto “ipotetica” una possibile interpretazione dell’arte mediante il pensiero dell’essere eterno di Severino. È questo un tentativo, in quanto Severino non ha esposto nel suo pensiero quale significato l’opera d’arte debba avere nel sentiero del giorno, in cui la totalità dell’essere è eternamente se stessa.















I. IL SENTIERO DELLA NOTTE
1.1 Nichilismo come pensiero dominante dell’Occidente: il sentiero della notte.

??´st? ?a`? e?~?a?, µ?de`? d’???? e?´st?? (Parmenide fr. 6, vv. 1-2): l’essere infatti è, mentre il nulla non è.

Per Severino[1] tutta la storia della filosofia occidentale può essere interpretata come l’alterazione e la conseguente dimenticanza del senso dell’essere, intravista inizialmente dal più antico pensiero greco[2]. Le parole che indicano originariamente l’annuncio della verità dell’essere sono i primi due versi del frammento 6 del poema di Parmenide «e?´st? ?a`? e?~?a?, µ?de`? d’???? e?´st??». Eppure sono proprio queste parole ad essere state dimenticate, portando alla struttura odierna dell’Occidente. Le parole di Parmenide non indicano una proprietà dell’essere, ma mostrano il senso dell’essere: «l’essere è appunto ciò che si oppone al nulla, è appunto questo opporsi»[3]. Proprio nell’opposizione tra il positivo e il negativo sta il grande tema della metafisica. Eppure dopo Parmenide (ma dovremmo dire già con lui) l’opposizione tra l’essere e il nulla resta nell’ambiguità. Resta nell’ambiguità, perché con il progressivo sviluppo della tesi dell’essere grazie a Platone ed Aristotele: l’essere si oppone al nulla sin tanto che esso è[4]. Con queste ultime parole l’ambiguità è già divenuta fatale e con ciò il senso dell’essere è tramontato. In sostanza, con questa caratterizzazione temporale - sin tanto che esso è – si ha il tramonto della verità dell’essere, ossia della sua necessità (a-temporale): l’essere è certamente, ma solo quando è; il nulla non è, ma solo quando non è. Tutto questo lo troviamo esplicitato in modo rigoroso nel Liber de Interpretatione di Aristotele (19a 23-27). La differenza che si manifesta sta tra la necessità che l’essere sia, quando è, e la necessità simpliciter che l’essere sia. Il passaggio dalla seconda necessità alla prima comporta che: «”l’essere che non è” quando non è, non è altro che l’essere fatto identico al nulla, “l’essere che è nulla”, il positivo che è negativo. “L’essere non è” significa precisamente che “l’essere è il nulla”, che “il positivo è il negativo”»[5]. Con questo pensare il tempo in cui l’essere è il nulla significa negare simpliciter la verità dell’essere, che appunto nega che vi sia un tempo in cui l’essere sia il nulla, il positivo sia il negativo. Ma la verità dell’essere, e?´st? ?a`? e?~?a?, l’essere è, dice che l’essere che è non è il nulla, in quel “è” è già incluso il suo non essere il suo opposto, il suo non essere il negativo. Il travisamento del senso dell’essere sta tutto in questo credere che vi sia un tempo in cui il positivo sia il negativo: questa la follia dell’Occidente. L’errore sta nell’acconsentimento che l’essere sia nel tempo: divenga[6]. Dei due sentieri indicati da Parmenide, quello in cui l’essere è ed è impossibile che l’essere sia il non essere (il sentiero del giorno) e quello in cui l’essere è il non essere (il sentiero della notte), ebbene di questi due sentieri l’occidente ha percorso quello della notte, ponendo l’essere nel tempo, in cui a volte è e a volte non è.
Se però andiamo più in profondità notiamo che Parmenide è sia il primo ad annunciare la verità intramontabile dell’essere sia il primo responsabile del tramonto dell’essere. Infatti per Parmenide l’essere non è le differenze che si presentano nell’apparire del mondo, le molteplici determinazioni che si manifestano sono soltanto dei nomi, e quindi non sono l’essere: il rosso, la casa, l’albero poiché non significano “essere”, in base alla opposizione tra il positivo e il negativo, queste determinazioni sono “nulla”. L’essere parmenideo per Severino è l’essere trascendente[7], che nega la molteplicità reale, la quale soggetta al divenire è nulla. Successivamente l’elaborazione platonica della differenza tra il non-essere come contrario (e??a?t???) e il non-essere come altro (e?´te???) dall’essere è stata per il pensiero occidentale tanto più fatale quanto essenziale. Perché essa porta le differenze nell’essere, ma continua a lasciarle nel tempo, da cui prende inizio la ricerca di quell’essere che è fuori del tempo: gli immutabili della metafisica. Con Platone le differenze vengono ricondotte nell’essere, perché se le singole determinazioni (rosso, casa, albero ecc.) non significano essere, dall’altra non significano neanche nulla; se quindi non significano nulla, allora di esse si deve predicare l’essere, il quale è un respinger via il nulla. In tal modo l’essere diventa predicato di ciò che gli è diverso (e?´te???), non di ciò che gli è opposto (e??a?t???). Perciò con Platone dire che il “non-essere è” non significa più che il negativo è il positivo. L’essere parmenideo diventa il predicato di tutte le determinazioni[8]. Ma riconducendo le differenze (determinazioni) nell’essere, l’essere viene interpretato come ciò che può, anzi deve, a volte non essere. L’irruzione delle differenze del molteplice nell’area dell’essere porta ad interpretare l’intero del positivo sulla traccia del positivo empirico, in conseguenza dell’idea che l’essere è quando è e non è quando non è, vede l’essere come un oscillare tra la positività e la negatività: il divenire. Sono quindi le determinazioni molteplici che indicano adesso il senso dell’essere. Da ciò segue che dopo Parmenide tutta la metafisica occidentale diventerà una fisica[9].
Il nichilismo è il tratto essenziale della storia dell’Occidente[10]. È certamente un tratto nascosto, nel senso che il pensiero occidentale apertamente non ammette il suo essere nichilistico, ma solo a livello inconscio. Eppure se ci inoltriamo nelle trame del suo pensiero cogliamo tale carattere. Non a caso l’essenza della libertà, di quel concetto così caratterizzante l’Occidente appartiene all’essenza del nichilismo[11]. Ma quando si manifestano i tratti essenziali del nichilismo?
Come abbiamo già accennato essi si manifestano nella metafisica greca, e in particolare quando il concetto di cosa si identifica con quello di ente. Il pensiero greco in particolare identifica il t? t? con t?` ??´?; con il primo termine il pensiero greco nomina il qualcosa (aliquid), con il secondo nomina l’ente. La cosa più interessante è che il qualcosa viene identificato con l’ente quando è sia inteso come soggetto della contrapposizione tra l’essere e il niente, diventando l’opposto del niente, sia come ciò che si mantiene legato sia all’essere che al niente. Insomma, da una parte l’ente è pensato come ciò che si oppone al niente, dall’altra come ciò che è insieme non-niente e niente. Mentre nel linguaggio premetafisico tale contrapposizione rimane celata, con la metafisica tale contrapposizione è perfettamente delineata, e diventa lo sfondo dell’Occidente. Nella dimensione mitica infatti tale contrapposizione non è presente, esiste certamente la differenza tra mondo dei vivi e quello dei morti, ma quest’ultimo non è inteso come dimensione del niente, del totale congedo, anzi le cose di tale mondo sono estremamente incombenti e richiedono un’estrema cura.
Con la metafisica di Platone si ha l’equiparazione della cosa all’ente, perché si ha la contrapposizione della cosa al niente, al µ?` ??´?: dire che il qualcosa, t? t?, si contrappone al niente, µ?` ??´?, per Platone è lo stesso dell’ente, t?` ??´?, che si contrappone al ni-ente, µ?` ??´?. Se poi verifichiamo cosa è per Platone l’ente troviamo lo stretto rapporto tra ente e cosa: l’ente è “ciò” che non è un niente, il “ciò” è il t?, il qualcosa. Ora, nel pensiero di Platone la cosa è certamente legata all’essere, ossia la cosa “è”, ma tale legame non è eterno, non è quindi necessario. La cosa si trova fra l’essere e il niente, contesa da entrambi. La contesa in greco si dice e?´???, mentre ????e?? è il contendere dei contendenti, il dibattersi del conteso tra i contendenti. Platone può allora dire che la cosa è e?paµf?te???e??, il dibattersi tra l’uno e l’altro, tra l’essere e il niente[12]. Ma la sfera di questo dibattersi per Platone non è oggetto dell’e?p?st?µ?, la quale ha come oggetto l’ente eterno ed immutabile, l’ente che sempre “è” senza alcuna contesa; la dimensione della contesa tra essere e niente appartiene alla d??a, all’opinione, la quale non si basa su una verità ferma e necessaria, ma sulla contingenza, sull’indecisione tra essere e niente, anzi proprio perché l’ente contingente è indeciso, è compagno di entrambi[13]. La sfera dell’opinione è il divenire, in cui l’ente nasce (entra nell’essere) e perisce (ritorna nel nulla). Da ciò si deduce che con l’e?paµf?te???e?? non si apre la sfera dell’ente in quanto ente, ma dell’ente in quanto diveniente[14]. Ma, a sua volta, questo comporta che quando Platone parla dell’ente immutabile, egli non lo intende tale in quanto ente, ma in quanto un certo ente, l’idea; la quale in primo luogo non è un ente sensibile, ossia soggetto al processo del divenire. L’ente in quanto ente non è immutabile per definizione, perché altrimenti ogni ente sarebbe immutabile ed eterno. Il che ci fa dire che l’ente in quanto ente è indeciso tra l’essere e il niente, la sua dimensione è l’e?paµf?te???e??, conteso tra l’uno e l’altro. Se da una parte per Platone la cosa non è un niente, dall’altra può non essere, ossia essere un niente. Grazie a Platone la metafisica si fonda inconsciamente sul nichilismo, su quel pensiero che consciamente nega che la cosa sia niente, ma inconsciamente identifica la cosa col niente. Il carattere inconscio del nichilismo si evidenzia dal fatto che, per Platone, se da una parte una cosa che “è niente” è inconoscibile, si pone comunque che una cosa possa non essere, in sostanza non avverte la necessità che l’impossibilità di conoscere una cosa nientificata sia innanzitutto dovuta all’impossibilità che una cosa (un non-niente) non sia. È proprio nel non cogliere questa necessità che il pensiero occidentale si erige nella sua essenza. L’ente si trova in una dimensione indecisa, tra l’essere e il niente, in un’oscillazione che non ha fine. Non a caso per Platone l’ente è immutabile non in quanto ente, ma in quanto idea; ciò vuol dire che l’ente in quanto ente (non semplicemente l’ente diveniente) è indeciso (e?paµf?te???e??) tra l’essere e il niente. Se però ci chiediamo cosa intenda Platone come anche Aristotele per divenire, constatiamo che esso non è interpretato come passaggio dal puro essere al puro niente, al niente assoluto. Ad esempio, nella costruzione di una casa, l’ente particolare che sarà quella casa così fatta non è ancora, ma i materiali che la compongono erano prima che la casa venisse costruita. Ciò che esce e ritorna nel nulla non è tutto l’ente ma la sua unità, il suo essere un unicum. Questo è certamente in contrasto con il principio della sostanza di Aristotele, per cui è la sostanza, appunto l’unità di ogni ente ad essere immutabile, mentre sono i suoi attributi a mutare. Eppure l’unità della casa, di una casa, prima che venga costruita non è. Se andiamo più in profondità si constata che anche i materiali di un’unità sono a loro volta prodotti o per natura o grazie all’operato dell’uomo, il che ci porta a dire che anche la materia esce e ritorna nel nulla. In sostanza Aristotele, pur ammettendo che ogni cosa è un non-niente, asserisce anche che ogni cosa oscilla tra l’essere e il niente; se quindi ammette che la cosa “è”, è inseparabile dal suo essere, dall’altra uscendo e ritornando nel niente, ciò che in realtà subisce tale processo è il suo essere, il suo non essere un niente: il fondamento inconscio dell’Occidente è quello di identificare il non-niente col niente, il positivo col negativo. È questa la follia che l’Occidente non vede, ma ha sempre perseguito: dire che la cosa è un ente, ossia è legata all’essere e che la cosa come tale esce e torna nel niente, significa dire che l’essere è niente, appunto il positivo è il negativo, che è di per se stesso impossibile, perché identifica gli opposti, ciò che per essenza non possono mai identificarsi. Ecco l’essenza del nichilismo: essa non sta nella testimonianza dell’estrema contrapposizione dell’ente e del niente, ma nel non tenersi fermo ad essa, dissolvendo tale contrapposizione nel proprio inconscio[15]. La contrapposizione autentica dell’ente e del niente è possibile solo se l’ente viene considerato come una totalità, e, a sua volta, tale totalità appare solo se in tale apparire non vi è nulla al di fuori di essa, solo se tutto l’ente è eternamente separato dal niente. Solo quando il niente è inteso come contrapposizione ad una “certa parte” dell’ente, e non come nulla assoluto, il nulla si pone come un t?, appartenendo esso stesso alla totalità dell’ente. Ponendo la possibilità di un niente relativo che non è l’opposto dell’ente, ma l’altro dell’ente, anch’esso quindi un ente, Platone fonda i presupposti del pensiero nichilistico. Infatti, da Plotino ad Heidegger l’Occidente userà il concetto di nulla relativo per individuare la differenza tra essere ed ente: l’essere è il nulla, perché è l’altro dell’ente.
Da questi risultati si ottiene che l’ente pensato nel suo essere frapposto tra l’essere e il niente (e?paµf?te???e??) è il presupposto della libertà. In greco libertà si dice e??e??e??a, composto dalla parola ???, che significa sciolgo, libero. La parola libertà originariamente non è semplicemente la libertà del mortale o degli dei, ma la libertà dell’ente in quanto ente, il suo essere sciolto dai legami, il suo essere appunto libero[16]. Ora il concetto di libertà presuppone l’assenza di qualsiasi necessità, che come tale vincola l’ente; in sostanza la libertà presuppone la contingenza dell’ente. Ma proprio l’ e?paµf?te???e?? dell’ente mostra nel modo più netto questo essere liberi da qualsiasi legame: in quanto conteso dall’essere e dal nulla, l’ente è libero da qualsiasi legame: l’ente può essere come anche non essere. Sarebbe interessante evidenziare come questo concetto di libertà quale ciò che si oppone alla necessità, si sia sviluppato in tutti gli ambiti della storia dell’Occidente, pensiamo solo alla sfida del mortale contro i lacci degli dei, alla trasgressione di Adamo al divieto divino. Certamente questa tendenza a liberarsi della dimensione soprasensibile per il mortale è destinata al fallimento. Eppure se pensiamo alla dimensione dell’ente lo scioglimento è possibile, perché, come si è visto, l’ente in quanto ente si fonda sul concetto di libertà (e?paµf?te???e??). «Ci si libera da qualcosa perché la cosa stessa, innanzitutto, è un liberarsi»[17]. Tale libertà è libertà infinita, perché percorre la distanza tra gli estremamente opposti (essere e nulla), liberandosi in modo estremo dall’uno e dall’altro. È con l’instaurarsi di questo frammezzo che inizia la storia dell’Occidente come storia della libertà. In questa dimensione la schiavitù è interpretata come il legame che trattiene l’ente nell’essere o nel niente, ma è un legame provvisorio. La schiavitù trova quindi fondamento nella libertà, poiché è l’indugiare dell’ente in uno dei due estremi della sua libera oscillazione.
La libertà così intesa (e?paµf?te???e??) è a fondamento del binomio occidentale di creazione-distruzione. La creazione infatti è la libertà dal niente, mentre la distruzione è la libertà dall’essere.
Possiamo con ciò dire che «il demiurgo platonico, la volontà dei mortali, il dio creatore del cristianesimo, la macchina, le rivoluzioni della borghesia e del proletariato, la civiltà della tecnica non aggiungono nulla alla pura essenza della libertà, ma costituiscono i vari modi in cui, nella storia occidentale, la metafisica si è proposta di guidare la libertà dell’ente»[18]. Con la metafisica la persuasione che l’ente in quanto ente sia niente sopraggiunge insieme alla persuasione che l’ente è eterno, in quanto è un certo ente, privilegiato, “divino”. Si può anzi dire che l’eterno è la condizione della libertà del perituro, ma anche il contrario, ossia che la persuasione della nientità dell’ente è il fondamento dell’affermazione dell’eterno. Questo reciproco rispecchiarsi è possibile solo con l’e?paµf?te???e?? dell’ente. Questo significa anche che il pensiero metafisico, restando fermo sul fondamento della nientità dell’ente, scorge il naufragio di ogni affermazione dell’eterno, nel senso che l’affermazione dell’eternità è voluta dal mortale come legame di quel particolare ente all’essere, ma esso naufraga perché si contrappone alla libertà dell’ente in quanto ente dall’essere. Proprio per l’evidenza di tale libertà gli eterni, nella storia dell’Occidente, sono destinati al tramonto: qui l’essenza dell’età della tecnica. Il tramonto dell’eterno sta anche nel fatto che l’ente eterno essendo il senso del tutto, quindi anche degli enti divenienti, quelli cioè che sono niente (in quanto divengono niente), contraddice se stesso. Se cioè l’ente eterno è eternamente legato all’essere non può raccogliere l’ente che è libero di non essere. L’evidenza della libertà dell’ente richiede quindi il tramonto degli eterni.
È il senso della cosa che porta alla forma estrema della volontà di potenza. Essa si esprime come volontà di guidare l’oscillazione tra l’essere e il niente, ossia sulla volontà di separare l’ente dal suo “è”, rendendolo disponibile all’essere ed al niente. È questa disponibilità che la volontà vuole. Allo stesso modo il disponibile, l’ente come e?paµf?te???e??, è anche una minaccia per la volontà, perché, progettando di dominarlo, può anche fallire nel suo intento. La volontà vuole che l’ente sia contingente, ma volendo questo implica anche l’insicurezza del suo dominio.
La storia della metafisica può essere intesa come il progressivo liberarsi degli immutabili, il suo allontanarsi dalla verità ferma e stabile: l’e?p?st?µ?. È l’evidenza della libertà dell’ente ad esigere la distruzione di ogni sapere incontrovertibile[19]. Questa progressiva emancipazione del divenire dagli immutabili comporta anche che l’evidenza della libertà dell’ente è per la metafisica una forma di sapere incontrovertibile, ossia epistemica. Quindi l’e?p?st?µ? unisce in sé due tratti contrastanti: da una parte pensa l’ente come oscillazione tra l’essere e il nulla, dall’altra vuole determinare in modo incontrovertibile il senso dell’ente, in quanto ente. Ma la seconda forma di e?p?st?µ? rende impossibile la prima forma di e?p?st?µ?, come anche il contrario. Se infatti l’ente è e?paµf?te???e??, qualsiasi determinazione incontrovertibile dell’ente è negata. Se l’ente esce e ritorna nel niente non può essere oggetto di una verità epistemica, in cui ogni ente ha senso rispetto al tutto dell’ente, indissolubilmente legato ad esso[20]. L’ente che esce dal nulla è novità assoluta che, appunto, mette in questione ogni verità posseduta. L’e?p?st?µ?, allora, può essere solo verità storica, espressione del senso secondo il quale l’ente si crea di volta in volta nel suo divenire. Diventando verità storica, l’e?p?st?µ? diventa scienza epistemica e sperimentale, passando da scienza del tutto a scienza della parte. Il culmine di questo processo si ha nell’epoca della tecnica, nell’epoca dell’ipotesi e della specializzazione scientifica. Nella forma estrema del nichilismo – la coerenza del nichilismo – l’ente è ad un tempo diverso dal niente e uguale al niente. Tali contrapposizioni non stanno sullo stesso piano: la persuasione che l’ente sia niente è l’inconscio dell’Occidente che non può raggiungere, perché questo comporterebbe l’identità degli opposti, cosa che sia logicamente sia fenomenicamente[21] è impossibile; la persuasione che l’ente sia diverso dal niente è l’inconscio dell’inconscio dell’Occidente che esso può raggiungere, appunto perché afferma l’identità dell’ente con se stesso che in quanto tale nega il suo essere identico al suo opposto[22].
Il nichilismo nella sua coerenza diventa negazione incontrovertibile dell’incontrovertibile.
Nell’e?paµf?te???e?? l’ente non è solo libero dall’essere e dal niente, ma anche il modo in cui diviene è libero, in sostanza l’e?paµf?te???e?? è la contingenza assoluta dell’ente[23]. La storia è libertà, perché avrebbe potuto realizzarsi in modo del tutto diverso da come in effetti si è realizzata. A tale libertà appartiene il libero arbitrio dell’uomo.
Nel pensiero greco la libertà dell’ente viene fonda

  1. f:id:gpdimonderose:20160310034157p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034240p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034309p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034339p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034359p:plainf:id:gpdimonderose:20160310221148p:plainf:id:gpdimonderose:20160312231034p:plainf:id:gpdimonderose:20160321035640j:plainf:id:gpdimonderose:20160321035650j:plainf:id:gpdimonderose:20160321035717j:plainf:id:gpdimonderose:20160323224936p:plain

eventstringravity"dal nihil ontopology-eventabyssingolaritàinfinitesimalstringravisuperstrings stringhole-diradanzevento L'isteresi "dal nihil" stringravisteresy-gravità supergravity-stringa isterestringhole È cuspidalsuperstrings

  1. eventstringravity"dal nihil ontopology-eventabyssingolaritàinfinitesimalstringravisuperstrings stringhole-diradanzevento L'isteresi "dal nihil" stringravisteresy-gravità supergravity-stringa isterestringhole È cuspidalsuperstrings

superstringx superstringHolextopologia-singolaritàf:id:gpdimonderose:20160321035650j:plainf:id:gpdimonderose:20160310034157p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034240p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034309p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034339p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034359p:plainf:id:gpdimonderose:20160310221148p:plainf:id:gpdimonderose:20160312231034p:plainf:id:gpdimonderose:20160321035640j:plainf:id:gpdimonderose:20160321035717j:plainf:id:gpdimonderose:20160323224936p:plain

metafisica della rivoluzione

  1. *1eventi caotici o meglio kaosmici della temporalità,della singolarità spaziali ,dei vuoti del tempo immaginario delle fluttanze nelle regioni planckyane o nella Gestell di Planck ma la fisica sia pure quantica supergravitazionale che sia influenzata dalla metafisica,nulla può di fronte ai nuovi eventi e perciò si può solo rifugiare nel frattale,sia grazie alla replicabilità ricorsiva computazionale.Ma chi non si arrende e non cede alle lusinghe ortogonali,canoniche,clonabili è nella libertà noematica di svelare modelli ontologici dell’ontofisica anche nella struttura ontologica del kaosmos. 17Con il consenso nolente o volente del pensiero gli attrattori,delle varietà topologiche della stabilità strutturale,dei modelli godeliani,dell’ermeneutica epistemicadel tempo immaginario nella gravità quantica o meglio la struttura ontologica dell’epistemica delle verità. La differenza ontologica essenziale tra l’epistemologia abitata dalla metafisica influente,ininfluente e l’epistemè in relatività con l’ontologia influente è l’ermeneutica della temporalità: per millenni la visione del tempo si affida alla ortogonalità lineare canonica,cosmica nella pl-theory si eventua il tempo ontologico, virtuale, immaginario, trascendente e transfinito. La struttura ontologica transfinita trascendente ed i modelli ontologici ontofisici consentono il dispiegamento di singolarità ontovarietà non solo con la temporalità immaginaria ma di più e oltre con la temporalità ontologica,virtuale transfinita trascendente,kaosmica sia nella Gestell planckyana,sia nella supergravità quantica.Si eventueranno anche gli attanti ontologici,al di là degli utilissimi fin’ora attrattori strani, la struttura ontologica degli attanti immaginari gli attanti virtuali consentiti dall’ontovarietà gli attanti trascendenti. Solo con quelle varietà o strutture ontologiche sarà consentito eventuale le velocità del tempo superiori alla canonica velocità gravifotonica.La velocità del tempo non sarà più solo una formula estetica della ontologia influente della nuova epistemica o noematica della ontofisica. Ma l’ontologia dei modelli per l’ontofisica consentirà anche di svelare l’ontologia della verità soprattutto e per lo più quella inerente all’ontologia ed ermeneutica dell’essere in velocità nel mondo dell’essere in elasticità nel vuoto nel kaosmo dell’essere la velocità e l’elasticità del tempo delle superonde, supercorde, metacorde, metaonde, ontoboliche o ontovarietà delle ontosingolarità quantiche, virtuali, immaginarie, transfinite.L’ontologia dei modelli per l’ontofisica consente il disgelarsi della interazione ontologica ontomorfica o formattanza per le ontologie dell’elasticità nella Gestell planckyana ontoelasticità delle ontosingolarità delle onde. 18Il dispiegarsi dell’ontologia dell’ontofisica consentirtà la disvelatezza della ontologia del campo immaginario, virtuale, campo transfinito trascendentale. Ontocampo cosmico utile per l’ontoelasticità virtuale immaginaria transfinita trascendente ma di più e meglio dell’interessere nella sua isteresi virtuale, immaginaria, trascendente, transfinita.L’ontologia del campo nellla Gestell planckyana consente il disvelarsi di modelli della topologia fluttuante per le supercorde l’ontovarietà creodale nelle differenze di creodi quantici, creodi gluconici o gravifotonici, creodi quarks.O di meglio i creodi ontologici sentieri ontologici della topologia planckyana ontogenesi quantici, quarks virtuali, immaginari, transfiniti, trascendentali, kaosmici,la ontologia kaosmica qual è l’ontogenesi dei sentieri creativi che dall’ontovarietà planckiana si disvelano nel tempo ontologico nella velocità del tempo nel vuoto virtuale quantico immaginario, transfinito, trascendente o vuoto ontologico.L’ontologia delle singolarità creodali o virtuali immaginarie, transfinite, trascendenti, kaosmiche si eventua nella Gestell planckiana quali ontovarietà, cuspidali, ellittiche, iperboliche, metaboliche, ontoboliche, è il modello della topologia fluttuante delle singolarità dei sentieri creativi con la sua isteresi pregnante di almeno quattro valenze sinestetiche.C’è di meglio per lo più l’ontologia dei sentieri creativi nella Gestell planckyana eventua la differenza tra attanti ove l’ontologia della temporalità è caosmica, ove la temporalità si dispiega virtualmente, ortogonalmente, canonicamente nella supergravità quantica.Nell’attanziale invece c’è ancora una sinestesia o un’indeterminatezza tra la temporalità immaginaria e la transfinita trascendente: è l’ontologia dell’infinitesimo kaosmico immaginario che dà increspature al vuoto e crea il sentiero dell’essere o creodo ontologico metastabile ontobolico, della ontovarietà. I creodi dell’ontogenesi ontologica si gettano nel campo della Gestell o struttura ontologica planckiana con ontocronie indeterminate fluttuanti, instabili, virtuali, immaginarie, trascendenti ,transfinite, kaosmiche, solo la differenza tra il sentiero creativo e i creodi si dà quale evento della temporalità della mondità. 19La differenza ontologica della velocità del tempo getta sul campo diverse ontocronie da quelle più canoniche ed ortogonali quali la supergravità quantica a quelle più affascinanti quali le singolarità immaginarie dal caosmo ma nella Gestell planckiana fluttuante cripta e si decripta un sentiero creativo ove si eventua il transfinito, isteresi creodale dell’indeterminatezza tra le due differenze contemplate dall’epistemè paradigmatica.Lì i creodi ontologici custodiscono e disvelano sia l’ontocronoia quantica sia l’altra immaginaria superdeterminatativamente ed eventuano così anche il tempo ontologico trascendente kaosmico.Il sentiero creativo che si getta nel campo della Gestell planckiana è il creodo dell’ontocronia fluttuante tra le differenti velocità del tempo contemplate dall’epistemè paradigmatica: la velocità del tempo supergravitazionale quantico, la velocità del tempo immaginario, la velocità del tempo transfinito trascendente, la velocità del tempo ontologico kaosmico.E’ evidente l’ortogonalità della velocità della velocità del tempo quantico supergravitazionale ancora sperimentale la velocità del tempo,superiore alla costante fotonica, immaginario delle singolarità nichiliste cosmiche nel campo progettuale di ricerca, la presente e viva la velocità del tempo virtuale, transfinito, trascendente kaosmico: l’ontologia del tempo ove oltre all’attrattore temporale, ortogonale, strano o frattale che sia,si eventua anche l’attante immaginario, l’attante transfinito, trascendente, l’attante kaosmico.L’ontologia delle ontovarietà del tempo getta nel campo della Gestell planckiana l’ontopoiesi dei sentieri creativi, le singolarità virtuali, immaginarie,trascendenti ,trasfinite, kaosmiche, le singolarità ontologiche attanziali criptanti e decriptanti la velocità del tempo prima che sia tempo del mondo o tempo dell’esserci o tempo dell’essere nel mondo o tempo nel tempo della mondanità.Nel campo della Gestell o struttura ontologica planckiana oltre agli eventi virtuali o immaginari si gettano in interazione gli attanti degli eventi transfiniti trascendenti cosmici: è l’interessere tra gli eventi dei sentieri creativi che si dà quale topologia fluttuante delle ontovarietà dell’ontopoiesis dell’ontofisica. Il pensiero kaosmico è sceso nel campo dell’imprevisto frattale,ma non ancora si è gettato nel campo della Gestell immaginaria, virtuale, transfinita, trascendente. 20Il progranma di ricerca sui modelli per l’ontofisica dispiegherà e svelerà l’ontologia influente per l’ontopoiesis. La Gestell o struttura ontologica dei sentieri creativi che si eventuano di fronte all’essere sono la morfogenesi virtuale,immaginaria,trascendente,transfinita, kaosmica della physis nella sua indeterminatezza dei virtuali, immaginari, transfiniti, trascendent, kaosmici: è l’impianto, la struttura ontologica, la montatura che si getta nel campo della Gestell planckiana prima di fluttuare nella frattalità degli attrattori strani delle teorie del kaos lorenziane. Le sue dimensioni infinitesime non consentono una visione o previsione ma consentono l’eventuarsi delle icone morfogeniche, virtuali, immaginarie, transfinite, trascendenti, kaosmiche.Anzi le isteresi delle icone dei sentieri creativi eventua le differenza ontologica con i creodi,sia pure ontologici, per disvelare l’ontofisica che si getta di fronte dinnanzi davanti libera e sgombra dalle influenze della metafisica imperativa categorica della volontà di potenza sinergetica, sia anche nella versione più epistemica della supergravità quantica.I modelli ontologici delle icone consentiranno d’eventuare le icone morfogeniche, immaginarie, virtuali, trascendenti, transfinite, kaosmiche che si gettano nel campo della Gestell disvelano gli attanti dell’ontofisica, ontopoietici della velocità del tempo, del vuoto ontologico, dello spazio metastabile, delle ontovarietà ontoboliche. L' icona è una varietà ontologica ontobolica o un ontovarietà kaosmica che ci sta di fronte dinnanzi sempre davanti. Nella Gestell o struttura ontologica planckiana le icone dei sentieri creativi si eventuano nel vuoto ontologico ora quali singolarità kaosmiche, leibniziane, morfogeniche di varietà gluoniche, ora in qualità di singolarità immaginarie ontogeniche di varietà cuspidali, ellittiche, quarks.Nell’isteresi degli eventi della Gestell o struttura ontologica planckiana, le varietà iperboliche si alternano a quelle paraboliche il loro interesserci si dà quali ikone del vuoto ontopoietico fluttuante e dispiegante singolaritàf:id:gpdimonderose:20160310034157p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034240p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034309p:plainf:id:gpdimonderose:20160310221148p:plainf:id:gpdimonderose:20160312231034p:plainf:id:gpdimonderose:20160323224936p:plain

*1:ここに脚注を書きます

Noumenholestringravity

  1. Noumenholestringravithom noumeno dell'esistenza, considerata in termini di conoscenza corrispondenti alla realtà. In altre parole, sono indicazioni di una misteriosa avvicinabile sconosciuta nella potente presenza percettiva di alcune esperienze estetiche? Sosterrò che l'estetica, soprattutto come presenza percettiva artistica, funzioni unicamente per rivelare aspetti sconosciuti della realtà attraverso l'esperienza fenomenale accresciuta. In questo discorso, ritengo teoria estetica definita come ideali sensoriali o sensori-emotivo schierati in giudizi empirici come indicatori di verità. Io contare su Immanuel Kant e dei suoi complici filosofici, come Schopenhauer e Heidegger, per chiarire potenziale influenza rivelatrice dell'arte. Per scoprire la verità nascosta, si deve comprendere l'essere di un'entità in sé e per sé ", per la verità o l'aspetto illusorio non risiede nell'oggetto, nella misura in cui esso è intuito [rilevata], ma nel giudizio sull'oggetto, nella misura in cui si pensa "(Kant CPR 273). Come Heidegger riporta acutamente nel suo libro fondamentale, Essere e tempo, "punti un cartello quanto indicato" (258). Questo implica l'arte come un meccanismo simbolico indirettamente alludendo ad un'essenza attraverso il suo svelamento. Le poesie di Jim Morrison fantasiose saranno intervallati intertestualità come esempi di scoperta artistica. Tali linee potenti come: "Sai il giorno distrugge la notte, notte divide il giorno / provato a correre, ha cercato di nascondere / Break on attraverso l'altro lato," ( "Break on Through" 1-5) posiziona l'artista del percettiva il desiderio di rivelare ciò che è sconosciuto, o inconof:id:gpdimonderose:20160323224936p:plainf:id:gpdimonderose:20160323224936p:plainscibile.

Apofantico è un Aristotele termine coniato per specificare un tipo di istruzione dichiarativa fatta a Truth or Fallacy determinazioni. Un giudizio apofantico giudica i fenomeni veridicità attraverso la definizione di attributi logica oggetto predicato, piuttosto che empirici vero / falso confronti. filosofia aristotelica procede "da questa base ontologica, per stabilire le" forme pure "di tutti i possibili veri (e falso) predicazioni; diventa la logica formale delle sentenze "(Marcuse 134). Adottato da Edmund Husserl e Martin Heidegger, come parte della fenomenologia, una valutazione esplorativa apofantica è fatta di entità-in-sé (Noumena) unreliant su confronti soggettive. La verità non è una proprietà di un'affermazione, ma piuttosto un processo che consente ad ogni formulazione affermazione di essere formulato. Come le sensazioni prontamente trasformate in percezioni, le ipotesi di base sono sempre operativi. Il soggetto, in una matrice continua evoluzione del divenire, escogita l'obiettivo. Perché gli esseri umani non possono mai assolutamente conoscere l'essenza di fondo dell'esistenza, le nostre costruzioni verità sono ipotesi utili, piuttosto che modelli inequivocabili di una realtà oggettiva. La verità non è altro che un modello costruttivo su cui basare l'azione. Infatti queste costruzioni verità sono culturalmente e temporalmente contingente, come esplicita Morrison:

"Slither di saggezza lamenti
Gli occhi ciechi impassibili
Dietro le pareti nuove storie salgono
E Wake ringhiando & piagnistei
La strana alba dei sogni "(101).

Evocando essenza di esistere, stupore persistente genera problemi apparentemente insolubili in questione con la percezione degli oggetti fisici e la loro natura intrinseca nel continuum spazio-temporale. Indipendentemente dalla qualità o impegno sforzo concettuale, aspetti della realtà necessariamente rimanere a tempo indeterminato. L'estetica nella sua interrogazione percettiva possono rivelare la certezza per quanto riguarda l'ambiguità della realtà ultima. Così, ciò che l'esperienza estetica rivela è che la realtà è indistinto. Come Heidegger direbbe, arte dunque "unconceals" una verità sul mondo noumenico, in particolare che non vi è alcuna conoscenza definitiva. "So che non so nulla" (Platone 21) è il noto detto derivato dal racconto di Platone di Socrate. Poiché il processo immaginativo riconcilia elementi distintivi che formano una nuova sintesi, che sfida spesso valori stabiliti. I combustibili impulso creativo il desiderio di trascendere oltre un delirio confortevole. Attualità è approssimata più completamente quando le rappresentazioni aggiuntivi sono esteticamente creati.

relazione filosofica di Kant del noumeno al fenomeno continua a coinvolgere pensatori come il limite della coscienza definisce l'umanità. immediati successori di Kant in tedesco idealismo respinto il noumenico come privo di esistenza mentale intelligibile. Tuttavia, il riconoscimento di una possibilità noumenico legittima inevitabilmente la sua esistenza, perché sapere è contemporaneamente stabilire un confine entità esterna delle quali individua l'ignoto. La realtà assoluta del noumenico è espressa nel fenomenico prevalente, mentre la fonte da cui emana questo potere è appena al di là. Di conseguenza, Kant ci insegna che "le cose che, anche se abbastanza sconosciuto a noi come a ciò che essi sono in se stesse, ci conosciamo ancora dalle rappresentazioni che la loro influenza sulla nostra sensibilità ci procura" (Prolegomeni 79). La verità attaccato al noto è relativo, subordinato ai nostri sensi. Scoprire l'essenza delle cose fa affidamento su una esistenza indipendente dipendente dal processo di continua evoluzione della comprensione percettiva. leggi universali deve trascendere tutte le esperienze, ma la conoscenza è instabile, e irriducibile, ad un significato singolare. Eraclito articola l'idea che la creatività e il cambiamento sono di rompere-through verso l'ignoto: "L'armonia passato sapendo suoni più profondamente di quanto la nota" (frammento 47). La potenza del nuovo, prodotto da un incontro con il già noto, è una sintesi che ha la capacità di alterare la comprensione. La conoscenza è costruito da una realtà esterna che è condizionato da un'esperienza in continua evoluzione, in quanto sia la capacità percettiva e l'elaborazione concettuale sottoposti a sviluppo temporale. Le tradizioni razionalista e empirista sia assunto c'era una dicotomia tra la realtà comprendere il conoscibile finito e una stessa realtà infinita esistente come inconoscibile. Come si può essere sicuri che le idee nella mente corrispondono al vero, il reale, o il vero? filosofia razionalista, rappresentata da Cartesio, Spinoza, Leibniz e, stabilisce che la conoscenza oggettiva univoca è possibile attraverso le idee mentali innate e la ragione. filosofia empirista, rappresentata da Locke, Berkeley e Hume, sostiene che la conoscenza è incerto, soggettivo, e disponibile solo attraverso la risposta sensuale a una realtà esterna oggettiva. Kant ha tentato una fusione delle tradizioni razionalista e idealista sua filosofia trascendentale idealista. Il suo desiderio era quello di creare una struttura mentale soggettivo universale rendendo possibile qualsiasi esperienza. In questo racconto, la conoscenza sintetizza afferrando sensazioni passive con i concetti attivi. Alcuni di questi concetti sono categorie trascendentali presupposti per esperienza. Così, una sincronizzazione deve essere operativo tra il mondo esterno oggettivo (natura) e il personale, ma in una certa misura, mente universale. Tuttavia, le cose inconoscibili in se stessi (noumeni) inspiegabilmente prowl dietro le apparenze (fenomeni). All'interno di ogni giorno, l'esperienza è straordinaria, come

"Strani giorni ci hanno trovato
E attraverso le loro strane ore
Ci soffermiamo solo, corpi confusi
I ricordi di abuso, come si corre dal giorno
Per una strana notte di pietra "(Morrison" Strange Days "16-21).

Perché è utile agire "come se" c'è la verità, si tende ad accettare certe proposizioni in modo inequivocabile. Eppure, la percezione veritiera della realtà incarna necessariamente significato vago determinato senza precisione. intervento mentale è inevitabile e dipende dalla memoria sfocata rispetto alla esperienza presente, formulando la coerenza. La nota viene ridotta dallo sconosciuto. Interpretato divergente, significativa espressione rappresenta la libertà, come finzioni sono molto diffusi nel pensiero discorsivo, facilitando la capacità ideativa. Molti processi di pensiero e pensiero costrutti, di conseguenza, "sembrano essere consapevolmente false ipotesi, che sia in contraddizione con la realtà o che sono addirittura contraddittorio in se stessi, ma che sono intenzionalmente così formati al fine di superare le difficoltà di pensiero da questa deviazione artificiale, e raggiungere l'obiettivo di pensiero per vie traverse e da sentieri "(Vaihinger 201). Kant riconosce la distinzione tra fenomeni e noumeno come una conquista filosofica presto, ma ridefinisce la disparità tradizionale tra il realismo platonico e disorientati sensibilità fenomenale. Il divario soggetto / oggetto impone dubbio, come "ogni illusione consiste nel prendere la base soggettiva per un giudizio di essere obiettivo" (Kant Prolegomeni 80). La "distinzione tra ricettività empirico e costituzione trascendentale sembra essere il quadro obbligatorio per tutti il ​​pensiero moderno" (Meillassoux 3). A questo proposito, la componente noumenico essenziale è la limitazione problematica inevitabile della sensibilità umana. Questa limitazione apre la possibilità ci possono essere oggetti reali esistenti per un ' "intuizione molto diverso [sensazione] e la comprensione del tutto diverso dal nostro" (Kant CPR 287). Questa specifica l'esistenza di un regno sconosciuto, ma reale nascosto. Così, in ragione teorica, il noumeno può essere accordato il titolo di "un qualcosa di sconosciuto" (Kant CPR 256). Un fenomeno è un oggetto temporale o spazio-temporale dell'esperienza sensoriale come distinto da un noumeno. Come ricevuta dai sensi, qualsiasi aspetto occorrenza osservabile intesa come un fenomeno non definisce se stessa, ma piuttosto si annuncia. Annunciando un'entità implica che presenta non mostrando, indicando la presenza di qualcosa nascosto. Questo sembra simile a l'idea della "presenza di niente" che Sartre discute in essere e il nulla: "Quale essere sarà deve necessariamente sorgono sulla base di ciò che non lo è. Qualunque sia l'essere è, consentirà questa formulazione: l'Essere è che al di fuori di questo, niente. Così un nuovo componente del reale è appena apparso a noi [come] non-essere "(5). Qui l'aspetto diventa un emissario positivo indiretto di una realtà che non appare, paradossalmente, in qualsiasi forma manifesta. Sia evocando possibilità in aspetto o da loro annientare, la coscienza esercita la capacità di concettualizzare potenziale. Il possibile è disponibile nelle nostre realtà incerti, come Morrison ci esalta,

"Andiamo a nuotare fino alla luna, cerchiamo di salire attraverso la marea
Abbandonatevi ai mondi in attesa che lambiscono contro la nostra parte
Nothin 'lasciata aperta, e non c'è tempo di decidere
Abbiamo fatto un passo in un fiume
Sul nostro azionamento chiaro di luna "(" Moonlight Drive "12-16).

Il modo in cui gli umani rispondono alla sensazione dipende non solo lo stimolo esterno presentato, il loro aspetto, ma anche sulle strutture biologiche che permettono la stimolazione. Così, la fisiologia degli organi di senso e l'elaborazione percettiva che modifica quei segnali condizionati combinano per formare percezione. La prima fase di rendere coerente dalla molteplicità delle percezioni è l'effetto della fantasia, che permette la cognizione e di auto-identità attraverso continuità e pattern recognition. Il punto di partenza per l'indipendenza creativa coinvolge intenso interesse per l'esistenza, riconoscendo la discrepanza inevitabile tra apparenza e realtà. Eventi di solito hanno una complessità interna. Durante la loro storia, ci sia una pluralità di fasi temporali ed una pluralità di componenti spaziali. Le scoperte vengono effettuate tramite l'astrazione impiego, colmando le lacune, come il non osservabile è postulata dalla fantasia speculativa. Il processo di immaginazione si traduce in rappresentazioni mentali degli oggetti e degli stati-di-cose che non sono attualmente in fase di percepiti (Kant CJ 64). Ci possono essere vantaggio nel dare-up un desiderio per l'accesso immediato al significato.

Essere avviene in un universo di oggetti materiali esistenti nello spazio e nel tempo senza limiti. Per interagire con questo mondo esterno, siamo dotati di organi di senso fisici. Gli oggetti incidono sul nostro apparato sensoriale in diversi modi. Meillassoux nel suo lavoro realismo speculativo, Dopo Finitezza, stabilisce i collegamenti costanti tra le cose reali e le loro sensazioni, per "se non ci fosse cosa capace di dare origine alla sensazione di rossore, non ci sarebbe alcuna percezione di una cosa rossa; se non ci fosse vero fuoco, non ci sarebbe la sensazione di bruciore "(5). Tuttavia, le percezioni sensoriali coscienti non consistono dei dati grezzi acquisiti dai nostri organi di senso. Come articolato da Schopenhauer, "la comprensione è l'artista che forma il lavoro, mentre i sensi sono semplicemente gli assistenti che mano i materiali" (Magee 99). Schopenhauer ci presenta un interessante contrasto con Meillassoux, proprio perché è molto un kantiano, ma anche molto crede nella nostra capacità di comprendere la natura del noumenico. Al contrario, le percezioni sono sorprendentemente disparate sotto molti aspetti. Per esperienza molteplicità, generalizziamo a formare le idee che ci permettono di concettualizzare gli oggetti quando non sono presenti per esperienza immediata. Pertanto, l'esperienza diretta è composta da due parti, sensazione e riflessione. Essendo consapevole di sé quando si riflette sulle nostre sensazioni, impariamo qualcosa circa le nostre operazioni mentali e sviluppare concetti, tra cui percepire, ragionare, credere, dubitare, e conoscendo. Nel frattempo, l'ambiente esterno che ci circonda non può sopportare una semplice relazione uno-a-uno con la nostra rappresentazione mentale associato. Se possedessimo altre modalità sensazione e apparecchiature per il trattamento, allora avremmo comprendere la realtà in modo diverso. Così, il soggetto in se stesso e il mondo in sé sono metafisica e inconoscibile nella sua totalità. Tuttavia, Morrison indica che entrambi devono esistere in un vago equilibrio di consapevolezza, come presupposti necessari di esperienza: "Morning trovato noi con calma inconsapevoli, mezzogiorno bruciare oro in nostri capelli / Di notte, nuotiamo il laughin 'mare / Quando l'estate è andato, dove saremo "(" Estate di quasi scomparso "7-11). Se la realtà consiste solo di esperienza percettiva, allora sarebbe probabilmente possibile comprendono lo esaustivamente nella percezione o esperienza, di conoscere completamente senza resto. Tuttavia, la realtà può esistere nascosto dietro la nostra capacità percettiva, come il mondo delle idee non è un perfetto ritratto della realtà. Partendo dalla nozione kantiana di "cosa in sé", il noumeno è un importante ontologica ed epistemologica questione relativa all'esistenza e la sua realtà. Kant dice che "la dottrina della sensibilità è anche la dottrina del noumeno in senso negativo, cioè di cose che la comprensione è tenuto a cogitare a prescindere da qualsiasi relazione con il nostro modo di intuizione [sensazione], di conseguenza, non come semplici fenomeni, ma come cose in sé "(CPR 187). Il tempo e il movimento sintetizzato il contenuto intelligibile è reso coerente, attraverso la forma e la ripetizione ", dove questa unità di tempo non deve essere incontrato, come è il caso con noumeno, l'intero uso, anzi l'intero significato delle categorie è del tutto perduto" (Kant CPR 187). Inoltre, "anche la possibilità di cose da corrispondere alle categorie è in questo caso [sono] incomprensibile" (Kant CPR 187). Riconoscendo i limiti intrinseci di tali circostanze aumenta il numero di potenziali scelte, ma non può rimuovere i vincoli strutturali.
Schopenhauer riconosciuto realtà come una struttura complessa all'interno di un sistema organizzativo. Eppure, al di fuori dei limiti della natura umana, qualcosa potrebbe essere apprehensible che non è accessibile agli esseri umani. Poiché tutte le esperienze è inevitabilmente soggettiva, dipendente dal tempo e limitato a un piccolo quadro di riferimento biologico, la sensazione di un mondo visibile non può essere indipendente dalla mente. Tuttavia, l'assenza di apparecchiature apprensione non nega l'esistenza.

Schopenhauer ha creduto la conoscenza di questa esistenza condivisa risiedeva in originali interpretazioni di ciò che ognuno incontra. Così, "la soluzione dell'enigma del mondo è possibile solo attraverso la corretta connessione dei esterno con l'esperienza interiore, effettuata al punto giusto, e la combinazione di conseguenza ha prodotto di queste due differenti fonti di conoscenza" (Schopenhauer 428). Un essere umano, come tutti gli oggetti di esperienza, è un fenomeno nel tempo e nello spazio. Come tale, gli esseri umani sono soggetti alla legge di causalità, come "concetti hanno un contenuto e significato solo nella misura in cui essi derivano dall'esperienza e possono essere cambiati di nuovo in essa" (Magee 6). I limiti del intelligibili non sono necessariamente i limiti di ciò che è. Nelle parole immortali di capitano Kirk della classica serie televisiva Star Trek, "sai il più grande pericolo per noi è. . . noi stessi, e la paura irrazionale dell'ignoto. Non esiste una cosa come l'ignoto, uniche cose temporaneamente nascoste, temporaneamente non capito "(TOS: L'espediente della carbonite). La conoscenza è dinamica.

In convenzione moderno, la parola obiettività e la sua soggettività contrario si riferiscono a un consapevoli sperimentare soggetto e un oggetto esterno percepito o non percepito. Come un'entità che esiste indipendentemente di una percezione soggettiva associata, l'oggetto esterno deve essere reale indipendentemente dal coinvolgimento della percezione del soggetto. Il principio di estetica moderna considerati lungo queste linee di pensiero "solleva la questione della verità che può essere attaccato a percezioni individuali" (Bowie 6). Quindi, oggettività e soggettività sono necessariamente associati a concetti di coerenza, la verità e la realtà. È verità universalmente eterna e / o è la realtà relativamente finita? Mentre l'uomo nutre un desiderio insaziabile di sviluppo della conoscenza continua di una realtà unitaria, i limiti del potenziale di comprensione intellettuale sono deliberate. Idealismo tedesco, in senso lato come sviluppo reazionaria a Kant, stabilisce che i pensieri o idee comprendono realtà gettando così calunnie su una realtà noumenico esterna indipendente. Pertanto, l'unica cosa che in realtà conoscibile è la coscienza, o il contenuto della coscienza. A seconda del particolare sapore di idealismo praticato (soggettivo, trascendentale, Obiettivo, Absolute, ecc), la realtà esterna varia da incerto immaginario. Proprietà attribuiti a oggetti dipendono solo percepire l'aspetto soggetto, non su oggetti qualcosa possiedono in se stessi oltre a esperienza. La questione di ciò che esiste realmente autonoma per la mente è di conseguenza incomprensibile per idealismo.

La relazione soggetto / oggetto ontologicamente può essere spiegato come le concezioni pluraliste, dualistiche, o monistico di realtà. Monismo riconosce una serie di cose esistenti spiegabili in termini di un'unica realtà o di una sostanza. In questo punto di vista, tutte le cose esistenti generano da una fonte che è distinta da loro, una sola essenza unificante. L'idealismo pone l'essenza unificante nella coscienza interna. Anche se questo sembrerebbe essere personale, può essere universale, eterno, e per questo obiettivo. luoghi materialismo questa essenza unificante in materia esterna. Anche se questo sembra essere obiettivi, può essere sensualmente incompleta, contingente, e quindi soggettiva. Dualismo caratterizza la realtà come un sistema che contiene due parti essenziali. In particolare questo punto di vista sostiene che la mente soggettiva e oggettiva questione sono irriducibili e coesistono. Epistemologia è dualistico. La conoscenza si verifica solo nella coscienza (soggetto), ma deve essere su qualcosa (oggetto). In questo senso, per conoscenza a esistere affatto richiede un soggetto (osservatore) che sa di oggetti esterni separati e distinti (osservati) che sono conoscibili. Se la coscienza di sé è una forma di conoscenza, allora siamo in una posizione insostenibile. La conoscenza richiede che qualcosa è capito da qualcosa che lo comprende. Un noto e un conoscitore non può essere la stessa cosa. Il soggetto non è mai in grado di apparire come un oggetto nel mondo delle proprie percezioni, perché "[l] 'idea di visione sfugge / Il verme animale la cui terra / è un oceano, il cui occhio è il suo corpo" (Morrison 91). Inoltre, qui si arriva a una situazione filosofica inevitabile. Spesso ci esprimiamo in termini di dualità, mentre, tuttavia, la vita è un insieme unificato. Tuttavia, come oggetti fisici esistenti in tutto il mondo, ogni persona deve contenere in sé un regno noumenico. La realtà, come è in se stessa, compresa la nostra esistenza come è in se stessa, deve essere conoscenza di meno. Bowie si chiede: "Come può soggettività stessa dar luogo alla certezza obiettivo senza fare affidamento sul presupposto 'dogmatica' di un pre-esistente oggettività del mondo della natura, che gli argomenti di David Hume circa la contingenza della nostra conoscenza di connessioni causali avevano reso insostenibile per Kant? "(17). estetica moderna si riferisce all'arte presumendo la dualità soggetto / oggetto. In questa posizione, una partizione essenziale tra l'oggetto d'arte e la sperimentazione manifesta soggetto, un divario che viene successivamente attraversabile attraverso la sensazione e l'elaborazione percettiva.

Sono energia e materia le uniche realtà fondamentali dell'universo, o se la coscienza trascende sistemi fisici? Questa query sembra centrale per un'estetica che viaggia oltre i limiti della comprensione convenzionale, di nuovo indicando un dualismo tra materia conoscibile e una mente sapendo. Metamorfosi un regno interiore soggettiva nella realtà esterna, la creatività si manifesta una componente invisibile. Originalità emerge dal nulla, perché "se il nulla in sé deve essere messo in discussione come ci è stato metterla in discussione, allora deve essere data in anticipo. Dobbiamo essere in grado di incontrare essa "(Heidegger BW 98). Ultimo conoscibile assoluta materializza dalle attente sforzi di esplorazioni esterne e interne, nessuno dei quali può essere completamente esaurito. Gettatezza descrive le nostre esperienze individuali come piloti su una tempesta generalizzata, "in questa casa siamo nati / In questo mondo siamo gettati, come un cane senza osso / Un attore in prestito" (Morrison "Riders on the Storm" 3-6). Deve esistenza indipendente di esperienza del tutto dissimile dal mondo delle nostre rappresentazioni? Non necessariamente categoricamente, perché la ragione ne deduce che noumeni possono avere alcuni aspetti o caratteristiche simili a fenomeni. Anche se non è la verifica, almeno questo apre la possibilità che alcune parti del noumeno sono indirettamente conoscibili estrapolando la nota. Riformulato, la questione non è se noumeno e fenomeni possono coincidere, ma piuttosto, se una metodologia può essere messo a punto che permette la determinazione della loro corrispondenza. Vivere esistenza, più cospicuo incoerenza di Kant implica la comprensione del potenziale di realtà indipendente. Semplicemente perché le cose-in-sé sono al di fuori della cognizione umana strutturale non enfaticamente richiede che il noumeno non può essere conforme allo spazio e al tempo. Questo non implica che si possa quindi risolvere antinomie spazio / temporali. Anche all'interno della fenomenale, non siamo in grado di spiegare i misteri associati universali di eternità e di infinito, come "spiegazioni mistiche sono considerati in profondità; la verità è che non sono nemmeno superficiale "(Nietzsche GS 121). Così, sembra prudente riconoscere che la realtà in se stessa, qualunque essa sia indipendente delle nostre concezioni, contiene anche qualcosa di radicalmente unconceptualizable. In questo senso, la conoscenza è nella sua essenza sempre incerto, come altre potenzialità e le prospettive rimangono disponibili.

Perennemente posizionato al di fuori delle cose, gli esseri umani non sembrano in grado di penetrare nella natura interiore con certezza. Siamo strutturalmente limitati a sensazione, percezione, cognizione e quando si cerca di conoscenza oggettiva. Così, avanzando oltre il fenomeno coinvolge l'espansione delle capacità percettive. Un potenziale meccanismo di sapere ciò che le cose-sono-in-sé è l'immaginazione creativa e il suo fratello, l'estetica. Il mondo materiale dell'esperienza personale è pertanto considerato come una superficie che è sostenuto e presentato ai nostri sensi da un ordine sottostante più permanente di cose che si è invisibile. perseguimento noumenico di questa strana verità fisica è destinata a fare richieste sul immaginazione così come sull'intelletto.

La conoscenza è una familiarità teorico o pratico, la consapevolezza e la comprensione di qualcosa. Questo è associato a nozioni di verità, accuratezza, veridicità e fallacia, come gli esseri umani hanno a lungo chiesto se il mondo come appare corrisponde al mondo così com'è. Ogni nuova conoscenza è sintetizzato dallo sconosciuto, o formulata da ri-contestualizzazione e pettinatura conoscenze esistenti di nuovo. Ciò significa che potenzialmente inconoscibile è suscettibile di ulteriore divulgazione, pur riconoscendo che l'intero sconosciuto può mai essere completamente conosciuto. La garanzia del noto, l'ignoto e l'inconoscibile, è quindi collettivamente provvisorio perché "dogmatismo e scetticismo sono entrambi, in un certo senso, le filosofie assoluti; si è certi di conoscere, l'altro di non sapere. Che la filosofia dovrebbe dissipare la certezza, sia di conoscenza o di ignoranza "(Russell 21). La presenza è sia lo stato di esistente o che si verificano, ma anche di essere presenti in uno spazio esplicito e il tempo, aperto alle potenzialità di esperienza. Inoltre, come sottolinea Morrison, ognuno di noi faccia dell'esistenzialismo individualmente,

"Lasciato tutto solo
Giocare Solitaire
Giocare operaio per la tua anima
Si sono bloccati in una prigione
Della propria disposizione testamentaria "(" Infelice ragazza "2-6).

Alcuni incontri con il riconoscimento forza esistenza di comprendere restrizioni, stimolando l'esplorazione insistente del indefinito. funzione estetica come antidoto alla realtà impenetrabilità, si avvicina il conoscibile fino a, e appena passato, il precedente perimetro latente. Circoscritto da spazio-temporale ordine strutturale riempito di contenuti causale, l'universo considerato come un regno di fantasia si apre un mondo di esperienze estetiche. il tempo e lo spazio Unbounded creano molti problemi concettuali, in particolare relativi alla percezione soggettiva e oggettiva esistenza. Significato risiede nel potenziale ineffabile di tutti i possibili imprevisti.

categorie del pensiero di Kant non vengono applicati agli oggetti non-sensibili. Così, aprono uno spazio innegabile altri e dissimili oggetti. Nella Critica della ragion pura, Kant ribadisce che, mentre una certa conoscenza del noumeno è negato ragione teorica, il libero arbitrio richiede forse di pensare del noumenico (43). Inoltre, attraverso la morale, gli esseri umani possono ottenere una comprensione indiretta per "finalismo" (Kant CJ 280) al di fuori dell'esperienza fenomenica. Schopenhauer sviluppa ulteriormente questi pensieri interrogando separazione fenomeni / noumena di Kant. Si differenzia da Kant credendo abbiamo più accesso al noumeno (Bowie 262). Per la tesi kantiana che possiamo avere accesso a oggetti materiali solo attraverso apparato sensoriale e intellettuale, non vi è una notevole eccezione, in modo esplicito i nostri corpi. Si tratta di oggetti materiali nel tempo e nello spazio che si presentano come percettivamente abituato. Inoltre, però, ognuno di noi ha non-sensoriali, conoscenza diretta, non intellettuale del suo proprio corpo dall'interno. Così, per Schopenhauer, il corridoio di auto-esame è un percorso convincente per la consapevolezza della realtà totale, compresi gli aspetti del noumeno. Questa realtà produce l'aggiunta di conoscenze dal senso interiore di conoscenza dal senso esteriore. Schopenhauer identifica "Will", come il "più intima essenza, il suo nucleo, la cosa in sé più immediata. . . secondo la più immediata delle sue oggettivazioni "(31). Questo mondo interno è costituito in gran parte del funzionamento delle forze primitive non accompagnati dalla coscienza, che rappresenta ininterrottamente le apparenze, come "I miei occhi si hanno visto / Lasciate che fotografare la tua anima / memorizzare il vicoli, su un rotolo senza fine" (Morrison "My Eyes Have You Seen "27-30).

Nietzsche ha respinto l'idea di Kant della realtà trascendente come inconoscibile opposta mondo dal conoscibile perché richiederebbe sapere quali sono i confini definitivi del conoscibile sono. Nietzsche si chiede, è "la calcolabilità del mondo, l'espressività di tutti gli eventi nelle formule - è davvero la comprensione?" (Nietzsche WTP 324). Nietzsche pone la conoscenza di nuovo nel l'instabilità di una esistenza fenomenica. Anche Kant sostiene tali confini della conoscenza non fissati, assicurando una, spostando, lo sviluppo della conoscenza sintetica originaria aperto. Bowie elabora che "la capacità per la creazione delle apparenze, che termini Nietzsche 'arte,' comprende sia la scienza e la religione nella categoria, è a sua volta a terra nel dionisiaco, la forza noumenico che genera il mondo fenomenico" (283). attività cognitiva umana analitica e / o estetico è essenzialmente artistica, con fantasia costruzione di significato dalla realtà. Coinvolgere informazioni preziose ed esercizi, incerto può essere un componente essenziale universale dell'esistenza. Abbracciando l'incertezza prende la pressione di contenimento fuori, liberando la mente di espandere le sue possibilità, offrendo un ombrello protettivo in un ambiente di adattamento incessante. In risposta alle fluttuazioni naturali piene di creatività, insinuazione noumenico è il catalizzatore per la conoscenza e la trasformazione regeneratation. Per Bergson, i processi di esperienza immediata e l'intuizione sono più significative del razionalismo astratto per la realtà comprensione (CE 58). Il processo di intuizione consente di accedere alle-cose-se stessi, come l'armonia nasce dall'energia trasformare nello spazio e nel tempo. Per cogliere la realtà nel suo flusso, andare oltre il concetto e abbracciare il momento nella sua durata. Nell'esperienza del momento, realtà oggettiva fornisce la critica più efficace di speculativo congetture ipotesi. A questo proposito, offre un potente strumento potente filosofica nella formulazione di comprensione su cui sostenere l'azione successiva. La libertà comporta il superamento dei limiti di illusione. Cambiamento richiede rottura di precedenza prevalente conoscenza.

Il termine sublime viene dal latino Sublimis si riferiscono a qualcosa di calcolo di fuori. Dinamici incontri circostanza schiacciante possono costringere il riconoscimento delle restrizioni conoscenze significative, stimolando l'esplorazione insistente di un regno noumenico indefinito. Illuminando la complessità dell'esistenza, c'è un potere psicologico associato con il sublime.Come i viaggi di avanzamento, la realtà fisica evidente su un palco immenso trascende ansia antropomorfo. È importante sottolineare che il sublime sembra "violare i confini della nostra capacità di giudizio" (Kant CJ 23), in caso di superamento articolazioni mute di comprensione. Questa realizzazione inadeguatezza paradossalmente è associato con un senso di l'autorità della ragione eseguito anche se un momento incontenibile di un eccesso di stimolazione. Kant si riferisce il sublime all'estetica principalmente attraverso la natura, ma anche attraverso l'arte. In entrambi i casi, il confronto con un potente sconosciuta rivela anche l'esistenza. Mentre bellezza forma di un oggetto, il sublime è illimitata o addirittura senza forma nella sua trascendenza. In questo modo, il sublime evoca una purposiveness che è "un piacere in una prolunga che interessano l'immaginazione stessa" (Kant CJ 80). Il sublime coinvolge le cose che sono così "assolutamente fantastica" (Kant CJ 78) che inizialmente ci fanno sentire insignificante. Questa grandezza non è solo empirica, perché dipende da un'idea ", come una presentazione di un concetto indeterminato di ragione" (Kant CJ 75). Questa idea deve risultare da quella che ci permette di pensare al di là di tutte le caratteristiche fenomenali, raggiungendo nel noumenico. Morrison indica la combinazione di libertà e di ambiguità che associa noumenico sondaggio: "Momento di libertà interiore, quando si apre la mente / L'universo infinito rivelato / L'anima è lasciata a vagare, Dazed & Confused ricerca" ( "L'apertura della linea esterna" 1-5). Il sublime fa indirettamente consapevoli della evidente sconosciuta attraverso la sua manifestazione estrema inesprimibile, quando la ragione vacilla e certezze si disintegrano. A questo proposito, Bowie identifica "l'idea del soprasensibile emerge dalla constatazione che i tentativi della ragione di cogliere la totalità sono empiricamente irrappresentabile" (44). Che il sublime fa è ci ricordano limitazioni fenomenali "suscitato e chiamato a mente che molto inadeguatezza stessa che fa ammettere di presentazione sensuale" (CJ 76). Questa realizzazione comporta "un sentimento di privazione della libertà della fantasia dalla fantasia stessa, il cui effetto è quello di 'ampliare l'anima' prendendo una via dal mondo sensibile finita" (Bowie 44). Il sublime ci rende consapevoli della nostra consapevolezza della forza inconoscibile, conosciuto attraverso le sue incertezze.

L'esperienza estetica ci mostra che una natura fondamentale della realtà è la sua indistinzione, e una conseguenza di questo dubbio è che la divisione tradizionale tra noumeno e fenomeno è anche ambiguo. In effetti, la distinzione tra fenomeni e noumeno è nebulosa e non fissato, con il loro contingente rapporto e soggetto a cambiamento dinamico. Ma, come soggetti umani funzionante in una realtà fisica, il noumenico ha ancora aspetti 'fuori' di esperienza che si può accedere attraverso gli stati percettivi alterati sublimi, o altro. Così, l'incertezza implicita esperienza non è dovuta al divario tra fenomeno e noumeno ma a causa della 'vera natura' della loro correlazione indeterminata all'interno di una realtà totale. Collegamento percezione di una molteplicità di sensazione concomitante deve invocare una sintesi. Ordinazione i modelli di vita, concettuale cognizione richiede memorie del passato e le previsioni future. Per riconoscere ordine sequenziale comporta la continuità di riferimento soggettivo, o di identità. Questo collegamento deve impiegare fantasia per associare l'istante esistente con una storia passata e un futuro ancora essere. Le stesse vecchie caratteristiche continuano a comparire più volte. Un conto dispositionalist della cognizione concettuale ritiene che la tendenza ad aspettarsi certe possibilità si basa sul modello di ripetizione. Inoltre, esattamente come la ripetizione consente la formazione di pensiero a verificarsi, perché senza tale ricorrenza, tutti gli input sensuale sarebbe romanzo e incoerente.

Ancora più completo, l'immaginazione è la facoltà responsabile della percezione formando rappresentazioni fuori di sensazioni, e per la sintesi di sensazioni con i concetti per formare oggetti mentali che sono pronti per il giudizio. Così, l'immaginazione come schierato e raffinato dall'artista nella produzione creativa assume fondamentale importanza relativa ad una comprensione personale di un mondo oggettivo. Distribuzione di immaginazione, più elevati livelli di cognizione possono dirigere astrazioni fondamentali, superare i limiti strutturali predeterminate. Inoltre, come spiega William Blake, "questo avverrà da un miglioramento del godimento sensuale" (247). In una vita finita di temporalità, l'esperienza sensuale fornisce una base per ragione speculativa. Bergson identifica incertezza associata con il reale / irreale, perché "una mente nato per speculare o per sognare potrebbe rimanere fuori dalla realtà, potrebbe deformare o trasformare il vero, forse persino creare - come creiamo le figure di uomini e animali che la nostra immaginazione tagli dalla nuvola di passaggio "(CE 7). Vivere una morfogenesi spontanea sempre più complesso, formulato come slancio vitale, pensato trascende lo stato delle cose come realmente sussistere.

ragionamento divergente sintetizza una serie di percezioni simultanee, aprendo la possibilità di comprensione originale. La creatività include una necessaria componente distruttiva, dal momento che lo stampo convenzionale è rifiutato di formulare qualcosa di nuovo. Nella percezione, il nuovo è formulato, come sostiene Merleau-Ponty, perché "non pensiamo l'oggetto e che non pensano a noi stessi pensando che, ci è dato verso l'oggetto e ci fondiamo in questo corpo che è informato meglio di noi sono circa il mondo "(Fenomenologia 214). La percezione tira in sé un principio di ordine e di conoscenza, e modificando la percezione di cambiare la conoscenza, ulteriori penetra verso l'ignoto. Con queste parole, Merleau-Ponty identifica il "primato della percezione [a] significa che l'esperienza della percezione è la nostra presenza nel momento in cui le cose, le verità, i valori sono costituite per noi" (Primato 25). A suo avviso, la percezione "ci insegna, al di fuori ogni dogmatismo, le vere condizioni di obiettività stessa; che ci chiama a compiti di conoscenza e di azione "(Merleau-Ponty Primato 25). funzioni d'arte per il trasporto esseri dal modo confabulato in cui si è abituato a percepire, considerare e comprendere. La libertà risiede nel rompere i legami di convenzione: "Oh, mi dica dove la vostra libertà sta / Le strade sono campi che non muoiono mai / Liberami dal ragioni per le quali" (Morrison "La nave di cristallo" 9-12). poesie di Morrison lavora al di là freudiana lavoro onirico che utilizza il simbolismo di mascherare la sua presunta contenuto reale, ma piuttosto utilizza immagini per rivelare una visione inedita. La capacità di produrre arte senza la mediazione cosciente è un processo utile nutrito da numerosi lavoratori. Spesso estetica trova la sua strada quando una progressione inconscia esplode in consapevolezza. Nella poesia di Blake Gerusalemme, "L'immaginazione è il mondo reale ed eterno di cui questo universo vegetale non è che una debole ombra," (77) indicando in tal modo che l'inconoscibile abita la condizione di nulla. Creatività cerca la straordinaria, che paradossalmente nasconde incorporato nel luogo comune. Evocando un oggetto in esistenza da fuori di nulla apparente sembra una componente essenziale di elaborazione mentale. L'atto estetico comporta lo spostamento di confine, toccando i processi inconsci di formulare nuovi accorpamenti di sintesi. Arthur Rimbaud stabilisce che "il poeta si fa veggente da una lunga e prodigiosa, e razionale disordine di tutti i sensi. . . durante il quale . . .si arriva alla sconosciuta! "(" Lettera del Veggente "4-6). L'argomento classico filosofica va che quelle cose che esistono al di fuori della nostra capacità di percepire devono rimanere inconoscibile. Così, la sensazione e la percezione segnano la distinzione tra fenomeni e noumeno. Anche se questa clausola è esatto, tuttavia, è evidente che modificando la percezione potrebbe cambiare le dinamiche di comprensione. Facendo le cose in precedenza non disponibili accessibili, "la nostra conoscenza del mondo fenomenico è una conoscenza parziale del mondo come è in sé" (Nagel 101). La potenzialità dell'arte per alterare la percezione è la sua stessa potenza.

Osservando l'ignoto vissuta nel quotidiano è spontaneamente senza cervello. Entro i confini di una Exploratorium sanzionato, il nascosto è esplicitamente fatto cosciente. Sempre più vicini alla verità in modo incrementale, mentre allo stesso tempo riconoscendo l'inesauribilità della realtà esterna, arte chiarisce. Merleau-Ponty articola questa posizione, come "visibile e mobile, il mio corpo è una cosa tra le cose; è catturato nel tessuto del mondo, e la sua coesione è quella di una cosa. Ma, perché si muove e vede, si tiene le cose in un cerchio intorno a sé "(Primato 163). Completamente interessi intellettuali impreviste emergono da un'indagine estetica. Forse è da una espressione di sentimenti, situata in una moltitudine di contesti embedded, che significato può emanare. In alternativa, l'insinuazione indiretta implicita mistificazione estetica offre l'opportunità di riflettere su esistenza in modo diverso. Come l'artista si esibisce l'arte, una sorta di "staffa" husserliana sostiene una pratica filosofica in cui alcuni aspetti della normale esperienza sono percettivamente sospesi.

Hegel comincia a indicare la certezza del valore di tortuoso esperienza estetica di là del semplice aspetto, come "le apparenze d'arte dovrebbero essere visti come possedere la realtà superiore e l'esistenza più vero in relazione alla realtà normale" (20). Interrogando la realtà empirica, l'arte coinvolge forme universali che indicano la verità, con artistico che punta aspetto "attraverso se stesso a qualcosa di spirituale" (Hegel 20). A sostegno della posizione di Hegel, Bowie dice, "l'immagine di una montagna coinvolge più di mediazione solo guardando una montagna in un paesaggio naturale" (169). Così, un artista come Morrison crea arte in cui la rappresentazione può diventare più spiritualmente significativo di ciò che è apparentemente rappresentato, "In attesa di ascoltare la mia canzone / attesa per voi a venire avanti, in attesa che tu mi dica cosa è andato storto / Questo è la vita più strana che abbia mai conosciuto "(" Aspettando il Sole "13-17). La vita è strana come le apparenze assumono maggiore, forse dissociato, che significa. Lungo queste linee, la comprensione di Heidegger l'opera d'arte abbraccia aspirazioni rivoluzionarie che vanno ben oltre le apparenze. Egli ritiene che, "il lavoro, quindi, non è la riproduzione di qualche particolare entità che sembra essere a portata di mano in qualsiasi momento; è, al contrario, la riproduzione di essenza generale cose ' "(Heidegger BW 162). Selettivamente rafforzare un senso implicito di ciò che è e ciò che conta, l'arte è il divenire e accadendo di verità. esperienza fondamentale della struttura della realtà modifica radicalmente storicamente, in cui opere d'arte aiuta a chiarire le trasformazioni intelligibilità. Ontologicamente funzioni di verità come divulgazione temporalmente dinamica di trasparenza incorporato nel tempo, perché "per accedere al lavoro, sarebbe necessario rimuoverlo da tutte le relazioni con altro da sé, in modo da lasciare riposare sola per sé alone "(Heidegger BW165). L'arte come processo della realtà è composto da un conflitto fondamentale tra due dimensioni interconnesse, rivelando e nascondendo. opere d'arte esteticamente diventano oggetti esterni per i soggetti umani sperimentare in modo significativo particolarmente appassionato. Infondata la certezza della assoluta, Heidegger risponde posizioni di Hegel sulla verità arte come unconcealing di entità come entità: "L'essere è ciò che si mostra in pura percezione, intuitiva, e solo questo vedere scopre di essere. la verità primordiale e genuina sta nella pura intuizione. "(Heidegger BT 160). Opere d'arte nel gergo di Heidegger potrebbero manifestarsi, e quindi rivelare una nuova comprensione del benessere dei soggetti. In discernere qualsiasi essenza, il problema del circolo ermeneutico si pone sempre, come "il punto è quello di scoprire il carattere cosale della cosa. A tal fine dobbiamo essere a conoscenza con la sfera a cui tutte quelle entità appartengono, che abbiamo a lungo chiamato con il nome di cosa. . .[Compreso] una cosa che non sembra in sé. "(Heidegger BW 146). I percorsi che portano da nessuna parte, tutti i componenti devono essere intesi individualmente per comprendere il tutto. Tuttavia, senza abbracciare l'unità di tutta la assoluta, le singole parti rimangono incomprensibili.

richiesta estetica, processo creativo, e la conseguente manifestazione artistica in grado di rivelare uno spirito indistinto inaccessibile alla coscienza. Il presente documento deve mettere da parte l'esplorazione in profondità dell'inconscio umano come fonte di noumeni. identificato spesso come elementi spirituali, ci sono livelli di realtà dentro di noi che sono più ampio di pensiero analitico può afferrare. Che noumeni nascosta si nascondono sotto la superficie della coscienza umana? Derrida esplica l'uso di Heidegger dello spirituale in cui "la parola torna spirito, non è più respinti, evitati, ma usato nel suo senso decostruito per designare qualcosa che assomiglia, e di cui è, per così dire, il fantasma metafisica, lo spirito di un altro spirito "(24). Rispondendo alla superficie apparizioni come il meccanismo di scavare più in profondità, il senso delle cose, alcune circostanze trasudano carattere distintivo. Interrogazione la correlazione tra pensiero ed essere, un'ontologia orientato agli oggetti richiede individualità durevole inesausta da rapporti indipendenti della percezione umana. Esistenti in piano, i rapporti non umani fondamentalmente distorcono le loro identità degli oggetti associati simile alla coscienza umana colpisce. Nella filosofia del realismo speculativa, "se la percezione umana di una casa o un albero è sempre ossessionato da qualche surplus nascosta nelle cose che non si fa presente, lo stesso vale per l'interazione causale pura tra le rocce o gocce di pioggia" (Harman 2 ). Harman ipotizza quindi, "anche cose inanimate sbloccare solo le rispettive realtà in misura minima," (2) che indica l'universalità di incertezza.

Il noumeno come la causa delle nostre sensazioni, non può esistere. Kant caratterizzato noumeno come l'impercettibile, ma alla fine vera e propria, substrato dell'oggetto, in cui tutte le sue caratteristiche percettibili risiedono. Questo è quello che potrebbe essere poeticamente definito oggetto oggettiva, esistente è in sé, oltre l'esperienza soggetto. Tuttavia, se le categorie di spazio e causalità sono caratteristici dell'esperienza personale solo, allora non c'è modo in cui noumenal può essere qualsiasi tipo di oggetto esterno. Né possono dare origine alla nostra esperienza di loro, perché la posizione nello spazio e la causalità sono soggettivi.

Ho sostenuto, insieme a Jim Morrison, che l'arte è privilegiata: "Ooh grande creatore di essere / Concedici un'ora in più, per svolgere la nostra arte / e perfezionare la nostra vita" ( "Ghost Song" 35-38). Tuttavia, è anche possibile che l'arte non ha alcuna licenza speciale in termini di acquisizione della conoscenza, ma è solo una tra le tante attività umane divergenti. Inoltre, se l'arte manca vantaggio potenziale, ciò non implica necessariamente che tutte le attività umane sono uguali in valore epistemologico. Anche se impossibile da provare, il filo estetica del pensiero occidentale sembra implicare e corroborare l'arte come un metodo speciale di attribuire senso all'esistenza. Heidegger ha riconosciuto la classificazione di Kant dell'arte come fornire significato ambiguo: "Questo schematismo della nostra comprensione per quanto riguarda le apparenze e la loro mera forma è un'arte nascosta nelle profondità dell'animo umano, i veri dispositivi di cui non sono quasi mai ad essere indovinato dalla natura e di cui scoperto davanti ai nostri occhi "(BT 20). Come un'allusione indiretta, punti d'arte a nuovi modi di apprendere sempre presente possibilità di un'esistenza incerta, il regno degli inizi creativi. Altro tale rivelazione può derivare da fonti diverse.

La realtà di un noumeni invisibile illumina il suo rapporto con i fenomeni visibili. Qualcosa al di fuori si forma l'essenza del significato. assunzioni nascoste di profondità metaforica governano concezioni della realtà. determinazione reciproco emerge dalle apparenze, come decostruzione è un tentativo di esporre e minare la metafisica della presenza. Anche in questo caso le parole di Jim Morrison obliquamente posizione degli Stati Uniti "Smug nel cervello di cotone lanoso dell'infanzia / La musica e le voci sono tutte intorno a noi" ( "Ghost Song" 1-11). Una realtà noumenica, le specifiche di cui siamo a conoscenza, esiste come parte della nostra comprensione. I fenomeni possono funzionare come una finestra di penetrare il noumenico, rompendo in un regno ammantato palese. Questa regione velata dello sconosciuto aiuta a sostenere il divario soggetto / oggetto. Per deduzione, il soggetto è saldamente isolato dal inconoscibile, e resiste quindi la sua influenza. Tuttavia, si noumeni sull'altro lato di aspetto è accessibile indirettamente, attraverso varie modalità di implicazione. Il sublime è una tale intimazione obliquo, che indica il potenziale noumenico. Un'intensa esperienza emotiva associata a sublimità altera la conoscenza e la comprensione. Aspetti del noumeno sono accessibili attraverso gli stati alterati di elaborazione percettiva anche. Fluidamente nella molteplicità delle sue dimensioni, alterando la percezione penetra l'opacità di esperienza tangibile. Estetica e toccare l'arte indirettamente in questo stupore, funzionanti per affrontare noumeni ed espandere la consapevolezza della totalità dell'esistenza. Le nuove conoscenze è dinamicamente sintetico, il collegamento di un incontro con l'ignoto metafisica sperimentale. Estetica schegge comprensione convenzionale. Preoccupato con il tentativo di stabilire i limiti della ragione e la sua capacità di acquisire vera conoscenza teorica di una realtà che giace al di là dei confini dell'esperienza umana, Kant sostiene che non possiamo conoscere le cose-in-sé. Tuttavia, il noumenico viene invocata quando si cerca di spiegare il fenomenale, da implicare cause sottostanti. Spiegazione è causale, perché per dimostrare cause è quello di spiegare i loro effetti. Secondo Kant, cosa possiamo dire circa il mondo noumenico tutt'al più è che esiste. Oltre questo, non possiamo sapere altro su di esso. Tuttavia, sapere che esiste informa la comprensione, l'apertura di linee di indagine continua, come parte dell'esperienza umana. La stessa oscurità della realtà è chiaramente parte dell'esperienza umana, formulato come la validità del irrazionale. conoscenza noumenico è la conoscenza speculativa. Eraclito ha considerato che la base di tutto è l'opposizione e conflitto. Nel inestinguibile sete di conoscenza, lotta è fondamentale divergenza problema. speculazione teorica tenta di spiegare il mondo noumenico per chiarire i risultati di osservazione empirica. La speculazione può essere irrazionalmente sfrenato o razionalmente disciplinato quando delineando autentica conoscenza noumenico. Tutto sa circa gli elettroni, fotoni, quark, spazio-tempo curvatura, i buchi neri, singolarità gravitazionale, ecc è di circa noumeni. Mentre la sorveglianza empirica dei fenomeni fornisce la prova di conoscenza noumenico, l'arte fornisce conferme da esposizione indiretta di elementi essenziali nascoste.

Estetica e arte sono le strategie per scanalare l'ignoto. Tutti e tre dipendono dalla fantasia creativa come punto di partenza di partenza speculativo. La conoscenza contribuisce alla condizione umana, mentre le risposte generano contemporaneamente molte altre domande. Wallace Stevens approfondisce il tema, come "la verità sembra essere che viviamo in concetti della fantasia prima che la ragione li ha stabilito" (154). Si chiarisce così che anche la comprensione cresce, e l'ignoto diventa noto, l'inconoscibile rimane infinito. Accesso al distacco del noumenico, la conoscenza è di diventare e non essere. Nel divenire, "[w] iamo come attori / lasciati liberi in questo mondo a vagare alla ricerca di un fantasma / Senza fine alla ricerca di un'ombra mezzo formato della nostra realtà perduta" (Morrison "Senza fonte"). Ancora più diretto, nel suo poema "Adagia", Stevens rivela il potere dell'artista di rivelare l'ignoto: "Il poeta è il sacerdote del invisibile" (1). Identificare il quadro della sezione trasversale ordito e trama dell'esistenza, fisica moderna articola uno spazio sconosciuto e il tempo in una singolare continuità. Questa unità si crogiolava sotto forma di luce, rendendo l'energia l'essenza irriducibile di fondo dell'essere. Forse come "astrazione metafisica," (7) questa energia è il fuoco di Eraclito, mettendo tutto in un costante stato di flusso. Ulteriori esplicitare l'energia della luce, Eraclit...f:id:gpdimonderose:20160323224936p:plain

metakatasynstringravitaspaziotemporadura

  1. Loro della specie. La tigre STESSA parcit cognatis maculis: Colomba

arriva la buona parola di un giurista romano, Quia inter omnes
homines natura cognationem constituit, India hominem homini
insidiari nefas esse. Ci sono quasi come i ragni
essere un'eccezione e che entremangent fino al punto che la
femmina divora il maschio, dopo aver goduto. Dopo questo istinto
impresa generale, che può essere chiamata la filantropia
L'uomo, ci sono più specifico, come affetto tra
maschio e femmina, l'amore che i padri e le madri sono
i loro figli, che i Greci chiamano storgen e altro
inclinazioni simili che fanno di questo diritto naturale, o questo
immagine di destra piuttosto che dai giuristi romani
La natura ha insegnato gli animali. Ma nell'uomo
in particolare si tratta di una cura di dignità e
convenienza, portando a nascondere le cose che abbiamo
sminuire, di risparmiare la modestia di essere una certa riluttanza a
incesto, per seppellire i corpi, non mangiare
uomini a tutti o animali vivi. Siamo ancora inclini a
prendersi cura della sua reputazione, anche al di là della necessità e
la vita; per essere oggetto di rimorsi di coscienza e di sentire questi
laniatus e ictus, le torture e che i geni Tacito
Plato; Inoltre il timore di un futuro e una potenza
Supreme viene ancora piuttosto naturale. C'è la
la realtà in tutto questo; Ma in fondo queste impressioni
naturali, qualunque esse siano, sono solo aiuti
alla ragione e le prove del Consiglio di natura. costume
l'educazione, la tradizione, la ragione, contribuire molto, ma
la natura umana non lascia di essere partecipi. E vero Che
uno dei motivi per tali aiuti non sarebbe sufficiente a dare un
completa la morale certezza. Infine possiamo negare che l'uomo nee
essere sollevata naturalmente, per esempio, di allontanarsi dalle cose
brutto, con il pretesto che troviamo persone che amano fare
parlare spazzatura, che sono anche con il tipo di vita
impegnati a gestire le feci, e lui popoli y
Bhutan Re dove chi andare per qualcosa
aromatico. Immagino che tu, Signore, la mia
sentendo in fondo per quanto riguarda questi istinti naturali
buona onesto; anche se si potrebbe dire, come si
hanno detto per quanto riguarda l'istinto che porta alla gioia e felicità,
Queste impressioni non sono verità innate. ma io
già risposto che ogni sentimento è la percezione della verità,
e la sensazione naturale è una verità innata, ma
spesso confusa, così come lo sono le esperienze dei sensi
Esterna: in tal modo si possono distinguere le verità innata con
la luce naturale (che contiene solo distintamente
conoscibile), come il tipo deve essere distinta dalla sua
caso, dal momento che le verità innata includono sia
istinti come la luce naturale.
§ 11. Ph. Una persona che sa terminali
naturale del giusto e l'ingiusto, e non avrebbe lasciato il
confuso insieme, potrebbe essere considerato solo come
nemico dichiarato di riposo e la felicità della società che ha
appartiene. Ma gli uomini li confondono in qualsiasi momento,
in modo che sappiano posto.
Théophile. Che sta prendendo le cose un po 'troppo
teoricamente. Succede ogni giorno che gli uomini agiscono
contro la loro conoscenza nascondendo loro stessi,
quando si rivolgono le loro menti altrove, a seguire le proprie passioni:
senza di essa non avremmo visto gente mangiare e bere quello che
essi sanno che devono causare la malattia e anche la morte.
Essi non trascurano la loro attività; non avrebbero fatto che
intere nazioni erano sotto certi aspetti. Il futuro e il
ragionamento raramente ha colpito tanto quanto il presente e il
direzione. L'italiano sapeva, che, per essere messo alla tortura,
proposto di avere continuamente alla forca durante
tormento per resistere, e si sente dire a volte: Io
ti vedo, ha poi spiegato quando era sfuggito. meno
a prendere una ferma risoluzione di prendere in considerazione il vero bene e
vero male da seguire o evitare loro, uno è spazzata via e
accade ancora in relazione alle esigenze più importanti
questa vita ciò che accade in relazione al paradiso e l'inferno a
anche quelli che credono di più:
Cantantur haec, laudantur haec,
Dicuntur, audiuntur,
Scribuntur haec, leguntur haec,
E Lecta negliguntur.
Ph. Qualsiasi principio innato supposta può essere solo
conosciamo come un equo e vantaggioso.
Théophile. E 'sempre a quel presupposto I
confutato così tante volte, che qualche verità innata è sempre saputo
e tutto.
§ 12. Ph. Ma un'autorizzazione pubblica di violare la
legge dimostra che questa legge non è innata: ad esempio, la legge
di amare e di tenere i bambini è stata violentata in
vecchio quando hanno aiutato esporre.
Théophile. Questa presunta violazione, esso segue solo
Non abbiamo letto questi personaggi incisi in natura
le nostre anime, ma a volte circondate da abbastanza nostro
disturbi; Si veda anche la necessità per le funzioni di un
così invincibile, egli deve considerare la manifestazione, questo
che non è molto comune. Se la geometria in contrasto
le nostre passioni ei nostri interessi presenti che la morale, facciamo
contesterions e violerebbe il non meno, nonostante tutto il
dimostrazioni di Euclide e Archimede, che affrontare
sogni, e credere pieno di errori; e Giuseppe
Scaligero, Hobbes e altri, che ha scritto contro Euclide
Archimede non ha trovato se stesso così poco che hanno accompagnato
sono. E 'stata la passione di gloria, questi autori
aspettava di trovare nel cerchio quadrato e altro
difficili problemi che potrebbero essere accecati al punto
persone di così merita. E se gli altri avevano la
stesso interesse, avrebbero utilizzare nello stesso.
PHILALÈTE. Qualsiasi dovere trasporta l'idea del diritto, e una legge
non può essere nota o presunta, senza un legislatore che ha
prescritto, o senza compenso e senza alcuna penalità.
Théophile. Ci possono essere premi e punizioni
senza legislatore naturali; ad esempio l'intemperanza è
punito con la malattia. Tuttavia, poiché non danneggia
In primo luogo tutto, ammetto che c'è poco precetto a chi
indispensabilmente essere obbligato, se non ci fosse un Dio che
non lascia crimine senza punizione, e nessuna buona azionef:id:gpdimonderose:20160310034309p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034339p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034359p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034240p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034157p:plainf:id:gpdimonderose:20160310221148p:plainf:id:gpdimonderose:20160312231034p:plain

PHILALÈTHE.

  1. PHILALÈTHE. PHILALÈTHE. choses qui

échappent à présent à notre entendement. § 15. Mais la
démonstration, fondée sur des idées moyennes, donne une
connaissance raisonnée. C’est parce que la liaison de l’idée
moyenne avec les extrêmes est nécessaire, et se voit par une
juxtaposition d’évidence, semblable à celle d’une aune qu’on
applique tantôt à un drap et tantôt à un autre pour faire voir
qu’ils sont égaux. § 16. Mais, si la liaison n’est que probable,
le jugement ne donne qu’une opinion.
THÉOPHILE. Dieu seul a l’avantage de n’avoir que des
connaissances intuitives. Mais les âmes bienheureuses, quelque
détachées qu’elles soient de ces corps grossiers, et les génies
mêmes, quelque sublimes qu’ils soient, quoiqu’ils aient une
connaissance plus intuitive que nous sans comparaison et qu’ils
voient souvent d’un coup d’oeil ce que nous ne trouvons qu’à
force de conséquences, après avoir employé du temps et de la
peine, doivent trouver aussi des difficultés en leur chemin, sans
quoi ils n’auraient point le plaisir de faire des découveries, qui
est un des plus grands. Et il faut toujours reconnaître qu’il y
aura une infinité de vérités qui leur sont cachées, ou tout à fait,
ou pour un temps, où il faut qu’ils arrivent à force de
conséquences et par la démonstration ou même souvent par
conjecture.
PHILALÈTHE. Donc ces génies ne sont que des animaux plus
parfaits que nous ; c’est comme si vous disiez avec l’empereur
de la lune que c’est tout comme ici.
THÉOPHILE. Je le dirai, non pas tout à fait, mais quant au fond
des choses, car les manières et les degrés de perfection varient
à l’infini. Cependant le fond est partout le même, ce qui est une
maxime fondamentale chez moi et qui règne dans toute ma
philosophie. Et je ne conçois les choses inconnues ou
confusément connues que de l,i manière de celles qui nous sont
distinctement connues : ce qui rend le philosophie bien aisée,
et je crois bien qu’il en faut user ainsi ; mais, si cette
philosophie est ia plus simple dans le fond, elle est aussi la
plus riche dans les manières, parce que la nature les peut varier
à l’infini, comme elle le fait aussi avec autant d’abondanci>,
d’ordre et d’ornements qu’ail est possible de se figurer. C’est
pourquoi je crois qu’il n’y a point de génie, quelque sublime
qu’il soit, qui n’en ait une infinité au-dessus de lui. Cependant,
quoique nous soyons fort inférieurs à tant d’êtres intelligents,
nous avons l’avantage de n’être point contrôlés visiblement
dans ce globe, où nous tenons sans contredit le premier rang ;
et, avec toute l’ignorance où nous sommes plongés, nous avons
toujours le plaisir de ne rien voir qui nous surpasse. Et, si nous
étions vains, nous pourrions juger comme César, qui aimait
mieux être le premier dans une bourgade que le second à
Rome. Au reste, je ne parle ici que des connaissances naturelles
de ces esprits, et non pas de la vision béatifique, ni des
lumières surnaturelles que Dieu veut bien leur accorder.
§ 9. PHILALÈTHE. Comme chacun se sert de la raison, ou à part
soi, ou envers un autre, il ne sera pas inutile de faire quelques
réflexions sur quatre sortes d’arguments dont les hommes sont
accoutumés de se servir pour entraîner les autres dans leurs
sentiments ou du moins pour les tenir dans une espèce de
respect qui les empêche de contredire. Le premier argument se
peut appeler argrumentum ad verecundiam, quand on cite
l’opinion de ceux qui ont acquis de l’autorité par leur savoir,
rang, puissance ou autrement ; car lorsqu’un autre ne s’y rend
pas promptement, on est porté a le censurer comme plein de
vanité, et même à le taxer d’insolence. § 20. il y a (2)
l’argumentum ad ignorantiam, c’est d’exiger que l’adversaire
admette la preuve ou qu’il en assigne une meilleure. § 21. Il y a
(3) argumentum ad hominem, quand on presse un homme par
ce qu’il a dit lui-même. § 22. Enfin il y a (4) argumentum ad
judicium, qui consiste à employer des preuves tirées de
quelqu’une des sources de la connaissance ou de la
probabilité ; et c’est le seul de tous qui nous avance et instruit ;
car si par respect je n’ose point contredire, ou si je n’ai rien de
meilleur à dire, ou si je me contredis, il ne s’ensuit point que
vous ayez raison. Je puis être modeste, ignorant, trompé, et
vous pouvez vous être trompé aussi.
THÉOPHILE. Il faut sans doute faire différence entre ce qui est
bon à dire et ce qui est vrai à croire. Cependant, comme la
plupart des vérités peuvent être soutenues hardiment, il y a
quelque préjugé contre une opinion qu’il faut cacher.
L’argument ad ignorantiam est bon dans les cas à présomption
où il est raisonnable de se tenir à une opinion jusqu’à ce que le
contraire se prouve. L’argument ad hominem a cet effet qu’il
montre que l’une ou l’autre assertion est fausse, et que
l’adversaire s’est trompé de quelque manière qu’on le prenne.
On pourrait encore apporter d’autres arguments dont on se sert,
par exemple, celui qu’on pourrait appeler ad veriiginem,
lorsqu’on raisonne ainsi : si cette preuve n’est point reçue,
nous n’avons aucun moyen de parvenir à la certitude sur le
point dont il s’agit, ce qu’on prend pour une absurdité. Cet
argument est bon en certain cas, comme si quelqu’un voulait
mer les vérités primitives et immédiates, par exemple, que rien
ne peut être et n’être pas en même temps, car s’il avait raison il
n’y aurait aucun moyen de connaître quoi que ce soit. Mais
quand on s’est fait certains principes et quand on les veut
soutenir, parce qu’autrement tout le système de quelque
doctrine reçue tomberait, l’argument n’est point décisif ; car il
faut distinguer entre ce qui est nécessaire pour soutenir nos
connaissances, et entre ce qui sert de fondement à nos doctrines
reçues ou à nos pratiques. On s’est servi quelquefois chez les
jurisconsultes d’un raisonnement approchant pour justifier la
condamnation ou la torture des prétendus sorciers sur la
déposition d’autres accusés du même crime, car on disait : Si
cet argument tombe, comment les convaincrons-nous ? et
quelquefois en matière criminelle certains auteurs prétendent
que dans les faits où la conviction est plus difficile, des
preuves plus légères peuvent passer pour suffisantes. Mais ce
n’est pas une raison. Cela prouve seulement qu’il faut
employer plus de soin, et non pas qu’on doit croire plus
légèrement, excepté dans les crimes extrêmement dangereux,
comme, par exemple, en matière de haute trahison, où cette
considération est de poids, non pas pour condamner un homme,
mais pour l’empêcher de nuire ; de sorte qu’il peut y avoir un
milieu, non pas entre coupable et non coupable, mais entre la
condamnation et le renvoi dans les jugements où la loi et la
coutume l’admettent. On s’est servi d’un semblable argumeit
en Allemagne depuis quelque temps pour colorer les fabriques
de la mauvaise monnaie ; car, disait-on, s’il faut se tenir aux
règles prescrites, on n’en pourra point battre sans y perdre. Il
doit donc être permis d’en détériorer l’alliage. Mais outre
qu’on devait diminuer le poids seulement, et non pas l’alliage
ou le titre, pour mieux obvier aux fraudes, on suppose qu’une
pratique est nécessaire, qui ne l’est point ; car il n’y a point
d’ordre du ciel ni de loi humaine qui oblige à battre monnaie
ceux qui n’ont point de mine ni d occasion d’avoir de l’argent
en barres ; et de faire monnaie de monnaie, c’est une mauvaise
pratique, qui porte naturellement la détérioration avec elle.
Mais comment exercerons-nous, disent- ils, notre régale d’en
battre ? La réponse est aisée. Contentez-vous de faire battre
quelque peu de bon argent, même avec une petite perte, si vous
croyez qu’il vous importe d’être mis sous le marteau, sans que
vous ayez besoin ni droit d’inonder le monde de méchant
billon.
§11. PHILALÈTHE. Après avoir dit un mot du rapport de notre
raison aux autres hommes, ajoutons quelque chose de son
rapport à Dieu, qui fait que nous distinguons entre ce qui est
contraire à la raison et ce qui est au-dessus de la raison. De la
première sorte est tout ce qui est incompatible avec nos idées
claires et distinctes ; de la seconde est tout sentiment dont nous
ne voyons pas que la vérité ou la probabilité puisse être déduite
de la sensation ou de la réflexion par le secours de la raison.
Ainsi l’existence de plus d’un Dieu est contraire à la raison, et
la résurrection des morts est au-dessus de la raison.
THÉOPHILE. Je trouve quelque chose à remarquer sur votre
définition de ce qui est au-dessus de la raison, au moins si vous
la rapportez à l’usage reçu de cette phrase ; car il me semble
que de la manière que cette définition est couchée, elle va trop
loin d’un côté et pas assez loin de l’autre ; et si nous la suivons,
tout ce que nous ignorons et que nous ne sommes pas en
pouvoir de connaître dans notre présent état serait au-dessus de
la raison, par exemple, qu’une telle étoile fixe est plus ou
moins grande que le soleil, item que le Vésuve jettera du feu
dans une telle année, ce sont des faits dont la connaissance
nous surpasse, non pas parce qu’ils sont au- dessus des sens, car
nous pourrions fort bien juger de cela si nous avions des
organes plus parfaits et plus d’information des circonstances. Il
y a aussi des difficultés qui sont au-dessus de notre présente
faculté, mais non pas au-dessus de toute la raison : par
exemple, il n’y a point d’astronome ici-bas qui puisse calculer
le détail d’une éclipse dans l’espace d’un Pater et sans mettre
la plume à la main, cependant il y a peut-être des génies à qui
cela ne serait qu’un jeu. Ainsi toutes ces choses pourraient être
ren- dues connues ou praticables par le secours de la raison, en
supposant plus d’information des faits, des organes plus
parfaits et l’esprit plus élevé.
PHILALÈTHE. Cette objection, cesse si j’entends ma définition
non seulement de notre sensation ou réflexion, mais aussi de
celle de tout autre esprit créé possible.
THÉOPHILE. Si vous le prenez ainsi, vous avez raison. Mais il
restera l’autre difficulté, c’est qu’il n’y aura rien au-dessus de
la raison suivant votre définition, parce que Dieu pourra
toujours donner des moyens d’apprendre par la sensation et la
réflexion quelque vérité que ce soit ; comme, en effet, les plus
grands mystères nous deviennent connus par le témoignage de
Dieu, qu’on reconnaît par les motifs de crédibilité sur lesquels
notre religion est fondée, et ces motifs dépendent sans doute de
la sensation et de la réflexion. Il semble donc que la question
est, non pas si l’existence d’un fait ou la vérité d’une
proposition peut être déduite des principes dont se sert la
raison, c’est-à-dire de la sensation et de la réflexion, ou bien
des sens externes et internes ; mais si un esprit créé est capable
de connaître le comment de ce fait ou la raison a priori de cette
vérité ; de sorte qu’on peut dire que ce qui est au-dessus de la
raison peut bien être appris, mais il ne peut pas être compris
par les voies et les forces de la raison créée, quelque grande et
relevée qu’elle soit. Il est réservé à Dieu seul de l’entendre,
comme il appartient à lui seul de le mettre en fait.
PHILALÈTHE. Cette considération me paraît bonne, et c’est ainsi
que je veux qu’on prenne ma définition. Et cette même
considération me confirme aussi dans l’opinion où je suis que
la manière de parler qui oppose la raison à la foi, quoiqu’elle
soit fort autorisée, est impropre ; car c’est par la raison que
nous devons croire. La foi est un ferme assentiment, et
l’assentiment réglé comme il faut ne peut être donné que sur de
bonnes raisons. Ainsi celui qui croit sans avoir aucune raison
de croire peut être amoureux de ses fantaisies, mais il n’est pas
vrai qu’il cherche la vérité, ni qu’il rende une obéissance
légitime à son divin maître, qui voudrait qu’il fit usage des
facultés dont il l’a enrichi pour le préserver de l’erreur.
Autrement, s’il est dans le bon chemin, c’est par hasard ; et s’il
est dans le mauvais, c’est par sa faute, dont il est comptable à
Dieu.
THÉOPHILE. Je vous applaudis fort, monsieur, lorsque vous
voulez que la foi soit fondée en raison : sans cela pourquoi
préférerions-nous la Bible à l’Alcoran ou aux anciens livres des
bramines ? Aussi nos théologiens et autres savants hommes
l’ont bien reconnu, et c’est ce qui nous a fait avoir de si beaux
ouvrages de la vérité de la religion chrétienne, et tant de belles
preuves qu’on a mises en avant contre les païens et autres
mécréants anciens et modernes. Aussi les personnes sages ont
toujours tenu pour suspects ceux qui ont prétendu qu’il ne
fallait point se mettre en peine des raisons et preuves quand il
s’agit de croire ; chose impossible en effet, à moins que croire
ne signifie réciter, ou répéter et laisser passer sans s’en mettre
en peine, comme font bien des gens, et comme c’est même le
caractère de quelques nations plus que d’autres. C’est pourquoi
quelques philosophes aristotéliciens des xv^ et xvi*^ siècles,
dont les restes ont subsisté encore longtemps depuis (comme
l’on peut juger par les lettres de feu M. Naudé^ et les
Naudeana), ayant voulu soutenir deux vérités opposées, l’une
philosophique et l’autre théologique, le dernier concile de
Latran sous Léon X eut raison de s’y opposer comme je crois
avoir déjà remarqué. Et une dispute toute semblable s’éleva à
Helmstaedt autrefois entre Daniel Hoffmann 2, théologien, et
Corneille Martin, philosophe ; mais avec cette différence que
le philosophe conciliait la philosophie avec la révélation, et
que le théologien en voulait rejeter l’usage. Mais le duc Jules,
fondateur de l’université, prononça pour le philosophe. Il est
vrai que de notre temps une personne de la plus grande
élévation disait qu’en matière de foi il fallait se crever les yeux
pour voir clair, et Tertullien dit quelque part : Ceci est vrai, car
il est impossible ; il le faut croire, car c’est une absurdité. Mais
si l’intention de ceux qui s’expliquent de cette manière est
bonne, toujours les expressions sont outrées et peuvent faire du
tort. Saint Paul parle plus juste lorsqu’il dit que la sagesse de
Dieu est folie devant les hommes ; c’est parce que les hommes
ne jugent des choses que suivant leur expérience, qui est
extrêmement bornée, et tout ce qui n’y est point conforme leur
paraît une absurdité. Mais ce jugement est fort téméraire, car il
y a même une infinité de choses naturelles qui nous passeraient
pour absurdes sf:id:gpdimonderose:20160310034309p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034359p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034339p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034240p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034157p:plainf:id:gpdimonderose:20160310034309p:plainf:id:gpdimonderose:20160310221148p:plainf:id:gpdimonderose:20160312231034p:plain